In ambulanza da Predazzo a Rovereto per un'appendicite acuta

Ancora una conferma, se ce ne fosse bisogno, della grave situazione di difficoltà che gli abitanti di Fiemme e Fassa sono costretti a vivere

Ancora una conferma, se ce ne fosse bisogno, della grave situazione di difficoltà che gli abitanti di Fiemme e Fassa sono costretti a vivere, a causa dei disagi provocati dalle scelte politiche sulla sanità. Nuovamente in primo piano l’ospedale di Cavalese, con un episodio accaduto domenica scorsa e che ha visto protagonista un ragazzo diciassettenne di Predazzo, residente in via degli Alpini.

Erano circa le 7 del mattino quando il giovane, che soffriva di un forte mal di pancia e aveva la febbre alta, è stato portato dal padre alla guardia medica per un controllo. Non si trattava di influenza, come poteva sembrare in un primo momento, ma il dolore era causato da una appendicite acuta.

Di qui la decisione di trasferirlo velocemente in ambulanza al nosocomio fiemmese dove, dopo l’analisi del sangue e la somministrazione di un antidolorifico per un dolore che continuava a crescere, è stata confermata la diagnosi. Come è noto, nel fine settimana a Cavalese  non si può operare per cui è stato deciso di trasferire il giovane a Rovereto. «Perchè così lontano?», hanno chiesto i genitori. «Perché c’è uno specifico accordo con questo ospedale», è stata la risposta. Solamente alle 11.07 (l’orario è stato documentato da un fratello del giovane), dopo che è stato preso a bordo un altro paziente che doveva fare una visita al Santa Chiara di Trento, l’ambulanza è partita, fermandosi all’ospedale del capoluogo  prima di proseguire verso la Città della Quercia, dove il ragazzo è arrivato verso le 13.30. Durante il viaggio anche due fermate, per i forti dolori, vicino a Egna e lungo la tangenziale di Trento.

Per fortuna a Rovereto è stato possibile operarlo subito, per risolvere un’appendicite acuta. È entrato in sala operatoria alle 14.45 e l’intervento si è concluso intorno alle 16. Ora si trova ancora in ospedale, in attesa di essere trasferito (forse oggi pomeriggio) a Cavalese.

Un fatto preoccupante - secondo i residenti - di fronte al quale, come sempre, gli interrogativi sono molti, anche se nei palazzi del potere ci si limita a fare incontri, a dispensare assicurazioni verbali e a convocare conferenze stampa.

«Non ce l’abbiamo con i medici - tiene a precisare la mamma del giovane - ma con una situazione che è assolutamente inaccettabile. Tanto per cominciare, ci chiediamo perché arrivare a Rovereto, dopo ore di viaggio, e non fermarsi a Trento? È mai possibile che si debba affrontare una trasferta così lunga per un’appendicite acuta, con il rischio che si trasformi in peritonite mettendo a repentaglio la salute di chi ne è vittima? Perché bisogna spostarsi così lontano, con mio marito che, in questi giorni, ha dovuto lasciare il lavoro e una famiglia scombussolata dai tempi di percorrenza, mentre abbiamo un ospedale a 15 minuti? Con queste difficoltà, uno ha anche il tempo di morire. Davvero non se ne può più».

comments powered by Disqus