Il pastore felice del Buffaure «È bellissimo che ci sia il lupo»

di Lorena Stablum

«Se non amassi gli animali, non farei questo lavoro». L’accento è quello inconfondibile del dialetto veneto. E la sua è una voce, per una volta serena e positiva, in un mare di polemiche, malumori, e grida che in questi mesi si sono alzati contro lupi, orsi e grandi carnivori.  

Eppure anche Patroclo Bigolin, allevatore 45enne di Galliera Veneta in provincia di Padova, se volesse, ne avrebbe di motivi per unirsi al coro di lamentele. Il lupo - anzi una lupa con al seguito «sei bei lupachiotti cicciotti» - ha assaltato il suo gregge che dall’inizio dell’estate sta pascolando nell’area sciistica del Buffaure. Un allevamento di circa 800 capi - in prevalenza pecore di razza Tingola, diffusa anche nella zona, e di qualche capra Bionda dell’Adamello - di cui si occupa da solo con l’aiuto di sei cani da pastore, che addestra lui stesso.



In pochi giorni, il carnivoro gli ha sbranato, dopo un’attenta fase di appostamento, la bellezza di sedici capi. L’attacco più grave è quello avvenuto nella notte tra sabato e domenica. «La prima notte ne ha mangiate due e poi via via sempre di più - spiega Patroclo -. Anche dalle mie parti ci sono predatori... Bisogna solo imparare a conviverci».
La prende con filosofia Patroclo, la cui storia non è passata inosservata nemmeno alla Rai regionale.

Nelle parole traspare anche una certa ammirazione per il suo «avversario». «Lo avevo sottovalutato - aggiunge infatti -. Invece...». Invece, mamma lupo si è dimostrata più furba. Ha studiato il terreno di caccia, ha pianificato l’assalto insegnando anche ai suoi cuccioli come metterlo in pratica: «È una bestia intelligente. Mi ha seguito per quindici giorni e alla fine ce l’ha fatta».

Pastore da soli sei anni, per Patroclo questo lavoro è il sogno di una vita. Lasciato l’impiego nei supermercati e nelle macellerie della sua zona, si è dedicato all’allevamento e, dice, «finora sta andando bene». Qui sulle montagne della val di Fassa arriva per il primo anno. «È stato un po’ un esperimento - continua -. Sono contento del lavoro che sto facendo e qui tornerò sicuramente  anche l’anno prossimo perché è bellissimo». Nonostante il lupo, verrebbe da dire. O proprio perché c’è il lupo.

«Credo che la presenza del lupo nei boschi sia un buon segno per l’ambiente - dice ancora Patroclo -. Vuol dire la montagna e la selvaggina sono in salute. Certo comporta un po’ più di lavoro. Non puoi portare il gregge al pascolo e lasciarlo da solo o non occupartene più per lunghi periodi. Io con le mie pecore ci dormo... Amo tutte le bestie - racconta ancora -. Perciò le rispetto. La sera, su questi monti, mi ritiro nella mia roulotte ed è bellissimo vedere come, tramontato il sole e una volta passato il baccano dei turisti, la montagna si anima di un’infinità di animali. È un’esperienza che consiglierei a tutti. Per il resto credo che nessuno abbandoni le malghe perché ci sono i lupi. Questo è un lavoro che fai perché ti piace».

Patroclo rimarrà sulle piste da sci del Buffaure ancora per un mese e poi tornerà in Veneto per la tosatura. Ma il pensiero è già per l’anno prossimo. «Mi piacerebbe organizzarla qui - conclude -. Tanti turisti mi hanno chiesto di poter assistere e si sono proposti di aiutarmi».

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