Fassa vuole ripartire Weiss: possiamo essere un modello di nuovo turismo
L’ammiraglia del turismo trentino vuole riaccendere il motore. La stagione estiva è alle porte. La prospettiva è quella di un calo dei flussi del 60% e poi, in assenza di un vaccino contro il Coronavirus, c’è lo spettro di «un inverno quasi impossibile».
Riuscite ad immaginarli gli sciatori in coda davanti agli impianti di risalita nel rispetto della distanza di sicurezza? «Speriamo che per dicembre ci possa essere una soluzione farmacologia. La cosa che mi spaventa di più? Ripartire in assenza di regole certe, che possano garantire un minimo di sicurezza. Parliamo di questa estate. Non si può ripartire all’avventura, in una specie di lotteria. Servono degli standard di sicurezza. Detto questo, non si può neanche pensare di non riavviare la “macchina”. La Val di Fassa - e con questo territorio tutto il Trentino - non può non fare uno scatto in avanti».
Incontriamo Andrea Weiss a Tamion di Vigo di Fassa, poco lontano da casa sua, davanti alla chiesetta della Santissima Trinità. Protagonista è sempre lui: il Covid-19. Il direttore dell’Azienda di promozione turistica parla di grave danno per l’economia. «Ma c’è ancora un clima di positività. Sento ogni giorno albergatori e altri operatori del settore e tutti, nessuno escluso, mi dicono che hanno voglia di reagire, di esserci. Ci sono imprenditori di 80 anni che mi chiedono: “Allora Andrea, come reagiamo?” Questa è una valle esclusivamente turistica. Se va in crisi il turismo, va in crisi tutto il sistema. Ci siamo dentro tutti».
Si vuole uscire dalla palude in cui ci ha cacciato il Covid-19. Ma come? «Per questo ci sono i tavoli di lavoro attivati in Provincia a Trento. Abbiamo parlato con l’assessore Roberto Failoni e l’obiettivo è di arrivare per i primi giorni di maggio ad un “vademecum” condiviso, che possa permetterci di avere dei punti fermi, a livello concreto: come organizzare le strutture di accoglienza, quanti posti letto in meno e quanti coperti in meno ci potranno essere, visto l’obbligo del distanziamento sociale».
Igienizzanti, sanificazioni più volte al giorno, polizze assicurative su misura, perché se un ospite che ha soggiornato in una struttura turistica torna a casa e accusa sintomi da Coronavirus l’esercente deve avere una “rete di protezione”. Ma il problema, a parti invertite, si porrebbe se qualcuno portasse il Covid negli alberghi. E questo fa tornare il discorso sulla polemica dei tamponi e dei test che in altri Paesi dell’Ue sono stati fatti in maniera massiccia. Inoltre i soldi? Chi ci mette i soldi? «Non possiamo pensare di chiedere sempre al Pubblico, ma è anche vero che qui stiamo parlando di futuro. Provincia, Comunità territoriale, Apt e privati devono fare la propria parte».
«La questione è enorme - aggiunge Weiss - ed è per questo che stiamo collaborando con la Provincia per arrivare a regole certe, in modo da attrezzarci per tempo. A livello turistico potremmo creare un “modello” per tutta l’Italia». Il manager dell’Apt di Fassa fa professione di ottimismo: «Possiamo subire questa situazione oppure possiamo viverla come un’opportunità per cambiare il sistema tradizionale. Possiamo usare questa pausa forzata o, meglio, questo rallentamento forzato per ripensare il nostro modo di fare turismo. Quella che possiamo proporre è una vacanza con standard qualitativi ancora più elevati». Meno posti, maggiori spese, addio al soggiorno in montagna “per tutti”. Ci sta dicendo che sarà un turismo sempre più per ricchi? «È un processo che porterà all’aumento della qualità dei servizi e ad un aumento della selezione della clientela».
Oggi la Val di Fassa conta 19.000 posti letto nell’alberghiero, circa 20.000 in appartamenti/residence e altri 20.000 nelle seconde case. Numeri che in questi anni hanno permesso al territorio di prosperare. Ora le cose rischiano di cambiare. I numeri potrebbero essere dimezzati - mettendo in difficoltà gli operatori - per vari motivi: il distanziamento sociale da garantire, il fatto che una fetta importante dei vacanzieri proviene da Lombardia, Emilia Romagna e Veneto (le regioni fra le più colpite dal Covid), il fatto che - a causa della “quarantena” - tanti italiani si siano già “mangiati” i giorni di ferie, il fatto che un Paese come l’Austria non permetterà ai suoi cittadini di oltrepassare i confini.
C’è paura della crisi nera. Weiss spiega che per ora nessun albergatore ha annunciato di voler chiudere. «Ma non escludo che possa accadere. È ovvio che nelle strutture alberghiere non potrà starci lo stesso numero di persone. Difficile capire quanti saranno i turisti in arrivo quest’estate. Realisticamente credo che possa esserci una tenuta delle presenze nelle seconde case e negli appartamenti in affitto. Più difficile sarà il quadro per gli hotel. Bisognerà capire quali sono gli standard richiesti. Ci stiamo lavorando». A.Tom.