Fiemme aspetta i turisti, per ora mordi-e-fuggi, ma si spera in luglio. Però manca il personale
Il punto della situazione alla ripresa delle vacanze: «La stagione è lunga e comunque abbiamo deciso di cambiare marcia e di andare oltre i ritmi normali: vogliamo ragionare sulle quattro stagioni»
CAVALESE. «Non va bene, ma stiamo creando le condizioni per farla andare bene». La stagione turistica estiva è alle battute iniziali e si inizia a fare i conti. Dalla sede dell'Apt di Fiemme il presidente Paolo Gilmozzi fa professione di ottimismo, anche se il 2021, secondo anno di convivenza con il Covid-19, è più duro del previsto. «Dovremo aspettare la fine di giugno per fare un primo bilancio del mese. La stagione è lunga e comunque da tempo abbiamo deciso di cambiare marcia e di andare oltre i ritmi normali: vogliamo ragionare sulle quattro stagioni perché il nostro territorio, che si trova ad una altitudine media, si presta ad ospitare 365 giorni all'anno».
Gilmozzi si consulta con i tecnici dell'Azienda di promozione turistica e fa sapere che la qualità e l'appeal del territorio sono tali che, in materia di valore camera e quindi di guadagno, si registra un +10% rispetto allo scorso anno. «Certo - aggiunge - nessuno nega le difficoltà. In questo mese abbiamo visto qualche presenza a livello di clientela di passaggio, a livello di turismo motociclistico: un "mordi e fuggi", con prenotazione all'ultimo minuto».
Poca roba per una macchina, quella dell'ospitalità fiemmese, che solo di alberghiero conta 6.500 posti letto e, in un normale anno ante-virus, puntava su 600.000 presenze da giugno a settembre. «I problemi ci sono - dice Gilmozzi - ma ci sono anche le soluzioni. Prima dei lockdown potevamo contare su un mercato interessante, fatto di svedesi e norvegesi: clienti che, insieme ai tedeschi, per ora non si sono ancora visti». I «numero uno» dell'Apt spiega che questa è l'occasione giusta per esplorare nuove praterie economiche: «Non ci sono solo l'estate e l'inverno, con l loro punte e le loro code. C'è tutto l'anno con tutti i suoi giorni, tutti dignitosi. A livello di impianti abbiamo visto l'apertura dal 29 maggio di quello di Bellamonte: una risposta ai mercati, a cui dare forza. Abbiamo in programma una serie di eventi: momenti di condivisione con i tanti operatori (non solo gli albergatori, che sono la punta di diamante del settore) che possono essere apprezzati dalla clientela. Ora più che mai ha senso lo slogan "Respira, sei in Val di Fiemme". La nostra orografia e i nostri percorsi per le bike sono un valore aggiunto in un momento in cui l'outdoor è la risposta alla crescente richiesta di svago in sicurezza».
Gilmozzi, senza fare alcun riferimento a Fassa, la valle cugina che ha puntato tutto sul turismo e il suo indotto, ribadisce un concetto a lui caro: «In Fiemme ci sono anche molte aziende che rendono questo universo molto appetibile, in un quadro economico in cui l'incertezza è la regola».
E parlando di cose poco certe, ricorda come il "tira e molla" governativo «con le zone rosse che diventavano arancioni e poi gialle e poi di nuovo rosse» ha penalizzato il turismo montano «per mesi messo sul banco degli imputati, indicato come "l'untore", colpevole del contagio, quando i fatti hanno dimostrato che non abbiamo responsabilità e che il Covid girava comunque». Prospettive? «Nessuno ha la bacchetta magica. L'anno scorso ci hanno "liberati" il 18 giugno... Poi ci siamo trovati a gestire continui cambiamenti e poi c'è il capitolo collaboratori stagionali, che nel frattempo hanno cercato e magari trovato impiego altrove, magari nel settore dell'artigianato, che ha avuto più sostegni economici di quello alberghiero».
Parole, le sue, intonate con quelle del presidente degli albergatori Asat di Fiemme Diego Zanon: «Noi vogliamo essere fiduciosi. Non voglio pensare all'inverno, che non può essere come quello trascorso. La difficoltà maggiore è trovare stagionali. Non è facile perché non è un lavoro che si improvvisa: oltre ai cuochi ci sono i camerieri ai tavoli e alla camere. Siamo disposti anche a formarli, se necessario: non si tratta solo di portare i piatti, ma di un atteggiamento, di capacità di trattare i clienti, di sorridere, di essere cortesi. C'è da dire che anche a queste persone si deve dare una prospettiva di medio-lungo periodo: sono lavoratori, spesso stranieri, che hanno piacere di venire qui e lavorano bene se sanno che possono contare su entrate abbastanza sicure, sulla continuità. Siamo tutti sulla stessa barca. La mia paura più grande in questo periodo? Nessuna paura. Non mi posso permettere di avere paura».