Deflusso minimo vitale Sarca e Chiese al limite
Si torna a parlare di deflussi minimi vitali dei fiumi in Giudicarie, dopo l’allarme che si era sollevato qualche mese fa all’annuncio che l’accordo fra Provincia e Hydro Dolomiti Energia prevedeva una diminuzione dei dmv (deflusso minimo vitale) su Sarca e Chiese.
Sala piena, tanti amministratori e rappresentanti delle categorie direttamente toccate dal provvedimento, oltre al consigliere provinciale Mario Tonina, il presidente del Parco naturale Adamello Brenta Joseph Masè, l’assessore della Comunità delle Giudicarie Roberto Failoni e il presidente del Bim del Sarca che sta approntando il Parco Fluviale della Sarca, Gianfranco Pederzolli. Il sentimento condiviso è che questa diminuzione dei deflussi minimi vitali non sia un’azione da portare avanti, né dal punto di vista ambientale né dal punto di vista dell’economia dei territori coinvolti.
«Il Sarca e il Chiese hanno già delle situazioni al limite - ha spiegato Andrea Fedrizzi, coordinatore della serata - soprattutto nei tratti a valle delle opere di presa interessate. E non solo; da soli contribuiscono al 65% della produzione idroelettrica provinciale. Una nuova diminuzione della portata arrecherebbe sicuramente dei danni soprattutto nelle percentuali in programma dal 26/27% al 40% e non il 13% dichiarato, in quanto anche se partissero in dmv dalle concessioni minori, per il Sarca e Chiese sarebbero ininfluenti visto che non sono presenti derivazioni tali da influire a compensazione e che l’acqua prelevata rivede l’alveo del fiume solo nelle vicinanze della sua foce».
E una riduzione come quella auspicata nell’accordo fra la Provincia e la società idroelettrica, il Chiese, l’altra direttiva fluviale delle Giudicarie potrebbe avere conseguenze anche più severe secondo i dati presentati la scorsa sera: «Per il Chiese - si sottolineava - non trascuriamo che una riduzione del 40 % dei dmv porterà sicuramente dei tratti con delle condizioni di quasi secca o bagno-asciuga come anche per l’Alta Val Rendena».
Molti altri i punti critici da tenere in considerazione: la riduzione della capacità autodepurativa e di diluizione degli inquinanti conseguente ad una riduzione dei deflussi minimi vitali; i problema delle temperature estive dell’acqua che nel Sarca raggiungono già ora punte di 19/20 gradi, temperature non da fiume alpino ma padano, con tutte le conseguenze sul patrimonio ittico; i problemi al settore dell’acquacoltura, presente in modo massiccio sul bacino del Sarca che fornisce il 70% della produzione itticola provinciale.
«Concludo - ha detto Andrea Fedrizzi, visibilmente appoggiato dal pubblico presente - dicendo che questo accordo è la cosa più lontana dalla valorizzazione dell’ambiente, ma piuttosto è un crimine nei confronti dell’ambiente. Questa rimane ed è un azione di ?cassa? e un furto nei confronti delle valli, con un maldestro tentativo di camuffamento».
Le Giudicarie, insomma, per nulla placate promettono battaglia. L’assessore provinciale Mauro Gilmozzi ha già fissato per la prossima settimana incontri con i Bacini imbriferi montani e con le amministrazioni, per quel processo concertato che è mancato fino ad ora, passaggio ripetuto più volte la scorsa sera ma ammesso anche dallo stesso Gilmozzi.