Latte d'asina, la sfida di Moira Donati

di Giuliano Beltrami

Nasce il primo caseificio di latte d’asina del Trentino. Detta così pare una stravaganza, ma non porre dubbi alla protagonista, perché è donna determinata e dove vuole arrivare arriva.

È Moira Donati, che nel 2011 ha fondato Agrilife, dopo aver abbandonato Informatica Trentina, dove aveva lavorato per sette anni dopo la laurea in scienza della comunicazione. Aveva bisogno di aria aperta. Primo appezzamento, un podere del nonno; quindi una continua crescita. Nel 2013 premio Oscar Green, a Roma, per la coltivazione delle stelle alpine.
Siamo nella val Lomasona, e Moira ha deciso di puntare sul latte d’asina. Di capi ne aveva già, ma per fare un caseificio ci vogliono numeri più consistenti, perché l’asina non fa molto latte. Ti viene in mente che la moglie di Nerone (così racconta la storia) si faceva il bagno nel latte d’asina e pensi: doveva avere un esercito di somarelle!

Tornando a Moira, per fare il caseificio ha ingrandito la stalla, ha creato la sala per la mungitura, è andata in Sicilia a prendere asini di razza ragusana, che in Trentino non ci sono.
«In Sicilia perché volevo una razza più produttiva: avevo e ho la fissa del latte d’asina alimentare. Ne ho comperati sette. Ho uno stallone, perciò mi farò un mini allevamento ragusano. Cammin facendo ho attaccato un laboratorio, che è in funzione da due mesi. E’ piccolino - confessa con la voce che si fa tenera - ma consente di fare la lavorazione. Da pochi giorni ho ottenuto, prima azienda in Trentino, l’autorizzazione alla vendita del latte d’asina pastorizzato».

Di grazia, si può conoscere la differenza con il latte vaccino e quello caprino? «Il latte d’asina - risponde Moira - viene chiamato anche oro bianco, perché se ne produce pochissimo. L’asina lo produce solo per il puledro, perciò l’uomo deve essere abile a «rubarlo»: ad inserirsi nel rapporto fra mamma e puledro. Le più grandi ne fanno un massimo di tre litri e mezzo al giorno. È un animale poco redditizio, perciò ci vuole una gran passione. Appena ha partorito, per il primo mese devi lasciare il latte al piccolo, perché è molto delicato. Per capirci, mi sono morti (per ragioni inevitabili) due puledri, e la mamma ha perso subito il latte».

Fa una breve pausa Moira, poi continua: «Per proprietà organolettica, il latte d’asina è il più simile al latte materno. È un latte che non porta intolleranze. Attualmente abbiamo il latte intero, ma l’intenzione è di fare il latte fermentato: lo stiamo sperimentando con i centri ricerca con cui collaboriamo. È probiotico e fa bene per il colesterolo. Lo vorremmo mettere sul mercato in comode bottigliette. Si potrebbe ipotizzare la spedizione a domicilio, oltre alla vendita in erboristerie o negozi bio. Attualmente, considerate le piccole quantità, lo vendiamo in azienda. L’idea è di crescere, senza la presunzione di diventare un’industria, anche perché poi non ci sto più dietro».
Non c’è solo il caseificio ad Agrilife. Moira trasforma frutta, facendo creme, succhi e sciroppi.

«Con un metodo molto particolare - avverte - tramite un banco che cuoce sotto vuoto. La materia prima è tutta biologica e di produzione aziendale. Ci divertiamo a fare confetture particolari: mele e lavanda, mele e petali di rose antiche, pere, arance e cannella, uva fraga, corniole, aronia. Insomma, gusti ricercati, usando zucchero speciale ricavato dall’evaporazione della canna da zucchero»?.

Ci tiene Moira a sottolineare che «facciamo innovazione e produzione di qualità e di nicchia». Per recuperare conoscenze, consultare il sito www.agrilife.bio.
Si apre un mondo sconosciuto.
«Siamo sempre in cammino», sostiene Moira, che annuncia l’intenzione di ricavare camere sopra il laboratorio. «Siamo in cammino, ma non è facile nel nostro territorio, il Lomaso, dove ci sono grosse aziende zootecniche e dove non è facile trovare terreni. Non è facile nemmeno parlare di latte d’asina in un mondo in cui gli allevamenti sono di bovini». Il sogno nel cassetto? «Tanti. Ma il prossimo sarà il latte crudo. Prima o poi ci arrivo».

comments powered by Disqus