Furto di legna ai genitori Ma il giudice lo proscioglie
Era accusato di furto di legna, ma il processo non è neppure iniziato. Ancor prima di verificare se l’imputato - un 50enne della Rendena - si fosse davvero appropriato illegalmente di una cinquantina di metri cubi di legname, il giudice ha disposto il suo proscioglimento. A salvare l’agricoltore è stato il particolare legame di parentela tra querelato e querelanti: il primo infatti è figlio dei secondi. Padre e madre da un lato e figlio dall’altro i cui rapporti evidentemente sono ben lungi dall’essere idilliaci. Infatti la diatriba sulla legna è finita addirittura in Tribunale, dove a rimetterci alla fine è lo Stato sulle cui spalle rimangono le spese per un procedimento penale che non doveva mai nascere. Tra indagini (evidentemente non eseguite visto che il rapporto di parentela non era stato rilevato), pm che chiese il giudizio, udienza in Tribunale, avvocat d’ufficio con gratuito patrocinio si arriva forse ad un paio di migliaia di euro.
I fatti contestati risalivano all’ottobre del 2017. Da un punto di vista penale la vicenda appariva banale: un furto di legna, fatto non certo inusuale nel boscoso Trentino. L’imputato finiva dunque a processo in Tribunale a Trento per un’ipotesi di furto aggravato dalla violenza sulle cose e dall’esposizione alla pubblica fede. «Al fine di procurarsi un ingiusto profitto - recitava il capo di imputazione - si impossessava di circa 50-60 metri cubi di legname del valore di circa 3-500-4.000 euro, sottraendoli ai proprietari (omissis), tagliando lui stesso la legna presso il fondo di questi ultimi che, successivamente caricava sul proprio trattore depositandola in un terreno di sua proprietà».
Diciamo subito che l’imputato negava di aver rubato la legna dei genitori. Agli atti sono state depositate indagini difensive che confermerebbero come il taglio del legname fosse avvenuto sul terreno di un vicino e non del padre dell’imputato, come emerge anche in una deposizione di chi collaborò a caricare i tronchi sul trattore.
Il giudice però non è neppure entrato nel merito delle contestazioni. La difesa, sostenuta dagli avvocati Paolo Dalri e Nicola Degaudenz - ha ottenuto il proscioglimento facendo pesare il fatto che l’imputato è figlio delle parti lese.
La natura familiare della vicenda ha fatto scattare la causa di non punibilità prevista dall’articolo 649 del codice penale. Si tratta di una norma che trova fondamento in ragioni di carattere morale e sociale che connotano i rapporti tra certe categorie di familiari riguardo ai beni materiali. In sostanza il legislatore ha voluto lasciare al contesto familiare la risoluzione di quelle offese al patrimonio che non siano connotate da particolare gravità o da violenza verso le persone. La causa di non punibilità vale per esempio per il furto, ma non per reati come l’estorsione o la rapina ovvero tutti i delitti contro il patrimonio connotati da violenza alla persona. La lite per la legna figlio e genitori dovranno dunque risolverla in famiglia.