La Cantina La Vis riparte dal legame col territorio
La Cantina La Vis torna alle origini. La cura draconiana a cui ha dovuto sottoporsi per salvarsi, l’ha riportata con i piedi per terra. Meglio: nella terra. Nella sua terra, Lavis, dove nacque con autentico spirito cooperativistico nel 1948, dove 30 anni fa fu capofila nell’idea vincente della «zonizzazione» e da dove il 16 aprile (giorno in cui finirà il commissariamento e verranno eletti nuovo presidente e nuovo cda) ripartirà con due «mission» ineludibili: recuperare il rapporto diretto e trasparente con i soci, con i vignaioli, con il paese e le sue associazioni e puntare ad una tipologia di produzione che non inseguirà più numeri industriali ma qualità, proponendosi come la terza via che manca in Trentino Alto Adige fra il modello Mezzocorona e quello delle cantine altoatesine.
A fare il punto sulla Cantina La Vis ormai quasi al termine del suo operato di commissario iniziato nel giugno dello scorso anno, è stato l’avvocato Andrea Girardi che molto significativamente ha accettato l’invito della giunta comunale a relazionare in consiglio comunale su quanto fatto e sulle prospettive future della Cantina.
I richiami alla territorialità, alla collaborazione, all’attaccamento e all’orgoglio della base sociale e al nuovo target dell’azienda sono stati ripetuti ed accorati nel corso di tutta l’esposizione, apertasi con l’illustrazione dello stato dell’arte, dopo la recente approvazione del piano di risanamento: «Ora la situazione economico-finanziaria ed organizzativa è più chiara - ha esordito Girardi - Se il piano, che è stato redatto in maniera estremamente prudenziale, verrà rispettato, la cantina nell’arco di 5 anni, io dico del triennio di consolidamento, sarà risanata». Il piano, ha spiegato il commissario, nella sua essenza è molto semplice: si è trattato di ritarare il debito allungando i tempi di rientro per consentire alla Cantina di pagarlo ma al contempo di poter tornare ad investire e sopportare i costi di gestione.
«Un percorso impegnativo - ha riconosciuto Girardi - l’unico però possibile per assicurare continuità ad un marchio molto forte sia in Italia che all’estero, vera forza della Cantina assieme all’attaccamento al limite del commovente, dimostrato dalla base sociale».
È su questi due pilastri che la La Vis fonderà la propria rinascita. Un anno zero che anche nei modi in cui si è arrivati alla condivisione del piano di risanamento, porta il seme di una mutualità di sostanza e non solo di facciata: «Se siamo arrivati a dare un futuro alla La Vis è perché tutti hanno fatto la loro parte - ha sottolineato il commissario - I soci, che hanno dimostrato una coesione ammirevole e quasi impensabile; la Federazione delle Cooperative; il ceto bancario (e non solo quello cooperativo) e la politica». Collaborazione, dunque, catalizzatore nella soluzione di una problematica che era sì economica finanziaria, ma con ricadute molto pesanti sul piano sociale, considerati i 180 dipendenti e i 1.100 soci in ballo.
«Ora la Cantina deve rafforzarsi - ha anticipato il commissario parlando in prospettiva -. Vanno già in questo senso la nomina del direttore generale Benetello che ha riportato competenza ed entusiasmo fra i dipendenti, e quella di un direttore commerciale per i mercati esteri, che non saranno più affrontati con società proprie che implicavano grande assorbimento di capitali con risultati non certi, ma con contratti di distribuzione, come del resto fa Cavit».
È già ripreso e proseguirà il dialogo con i principali operatori del settore, da Cavit a Mezzocorona a Ferrari, «senza dimenticare i vignaioli - ha aggiunto Girardi - a cui ci apriamo per trovare la nostra nuova collocazione sul mercato, restando la seconda cantina della regione dopo Mezzocorona, ma con produzioni di nicchia che dovranno trarre esempio dalle cantine altoatesine e, appunto, dagli ottimi vignaioli presenti sul nostro territorio».
Apertura totale anche quella offerta al paese di Lavis: «La Cantina La Vis riceve tanto dal territorio e a questo territorio vuole ritornare qualcosa di concreto sul piano sociale - ha annunciato il commissario, aggiungendo che presidente e cda che verranno dovranno seguire questo indirizzo - La Cantina già da quest’anno è a disposizione per appoggiare iniziative culturali e sociali: idee e proposte sono le benvenute, la nostra porta è aperta». Concetto questo che Girardi ha ripreso a maggior ragione per i soci «che - e non andrà mai più dimenticato - sono i padroni della Cantina e quindi vanno ricevuti, ascoltati e soddisfatti nelle loro richieste con risposte chiare e veritiere».
Nel verso della ricerca della massima competenza e trasparenza, va anche la scelta di ridurre a 9 i componenti del cda, 8 eletti fra i soci più un tecnico che sarà garante del piano: «Meno consiglieri significa migliore informazione e formazione. Sarà tassativo, poi - ha concluso Girardi - che i consiglieri girino fra i soci, parlino con loro e li tengano puntualmente informati di tutto ciò che riguarda la loro Cantina».