Cantina Rotaliana, un'altra annata d'oro con Cavit
Vola la redditività del Campo Rotaliano associato alla cooperativa di Mezzolombardo. Presentati i risultati, positivi, dell’esercizio 2015 - 2016, insomma la gestione della vendemmia dell’anno passato, che ha portato in cantina 62 mila quintali di uva. Tabelline e numeri alla mano, la cantina Rotaliana, insieme a quella di Roverè della Luna, si conferma come la sociale trentina che ha saputo trarre maggiore vantaggio dall’abbondante vendemmia 2015.
Liquidati ai 330 soci circa sette milioni e mezzo di euro. Con una media cantina che ha raggiunto i 121 euro a quintale. Un numero, questo, che tuttavia va completato e interpretato con la resa per ettaro accreditata nel 2015: 18 mila euro la media, più 30 % rispetto all’anno precedente. Una redditività assicurata dalla produzione abbondante generata dai 400 ettari del vigneto rotaliano: 155 quintali ettaro. In salita anche le quotazioni medie delle principali varietà. Il Pinot Grigio Trentino Doc, che rappresenta il 22% del raccolto, è stato valutato 143 euro quintale, il Teroldego Doc, che invece rappresenta il 40% del vigneto, ha raggiunto il picco di 136 euro. Quotazioni medie superiori alla media della altre sociali che lavorano prevalentemente sulle medesime varietà.
Cantina in salute, ma soprattutto in salute il portafogli dei suoi soci, dunque quella di Mezzolombardo, aderente all’arcipelago Cavit, a cui conferisce circa il 75% del prodotto vinificato, mentre riesce a commercializzare in proprio e con proprie etichette un milione di bottiglie, con un’attenzione particolare, chiaramente, per le referenze del Teroldego Rotaliano. Ma senza dimenticare le altre tipologie: l’investimento sulla DOC Trento, 10 mila bottiglie in tipologia sia brut che Riserva, per esempio, è stato riconfermato dal presidente Roncador anche per i prossimi anni.
Ma dalla Rotaliana, è arrivata anche un’apertura importate sui temi della sostenibilità e dei vitigni resistenti, su cui la cooperazione viticola, con le sole eccezioni di Trento Le Meridiane e di Mori Colli Zugna, fino ad oggi era stata timidissima: «Non abbiamo alcun pregiudizio nei confronti dei PIWI - ha chiarito Roncador -, anzi noi suggeriamo ai nostri soci di sperimentare gli incroci resistenti nelle aree sensibili e urbanizzate. In modo da poter ridurre al minimo l’impatto dei fitosanitari. E il panorama, e le possibilità, saranno ancora più interessanti quando finalmente, e mi pare siamo vicini, si darà un definitivo via libera alle tecniche cisgeniche».
Qualche anticipazione anche sulla vendemmia che si è appena conclusa. Il 2016, ha fatto registrare un calo contenuto delle uve: 3 mila quintali in meno, il 5%. E questo nonostante le difficoltà climatiche dell’estate a cui è seguito il flagello peronospora: «I nostri viticoltori - ha detto Roncador - hanno dimostrato una grande maturità e consapevolezza in campagna. E questo anche grazie al sostegno del servizio agronomico e tecnico di Cavit, a cui noi ci appoggiamo, e che ha dimostrato di funzionare davvero molto bene».