Il Monte Gorsa sta franando Aperta l'inchiesta sulle cave

La Procura di Trento sta indagando sull’operato del Comune di Lona Lases

La Procura di Trento sta indagando sull’operato del Comune di Lona Lases, in relazione all’area estrattiva del Monte Gorsa. A inizio marzo, prima dell’ordinanza di chiusura della strada provinciale 76 a causa dei notevoli movimenti del fronte di frana monitorato da anni, ma che presentava da qualche mese ulteriori fratture, gli uomini della Procura si sono presentati in Comune per sequestrare una serie di incartamenti.

Sono stati acquisiti i documenti relativi al Programma di attuazione sovracomunale delle aree estrattive e quelli che riguardano la gara svolta all’inizio di settembre 2016, per realizzare il progetto di risanamento dei gradoni a quota 830-870, messo a punto il 17 giugno dal geologo Claudio Valle per conto del Comune. Un lavoro aggiudicato alla ditta adArte di Fornace il 28 ottobre per 26.450 euro, ossia all’impresa che aveva presentato l’offerta migliore fra le tre invitate il 31 agosto dall’Ufficio tecnico del Comune.

Ma l’asportazione di 11.500 mc dalla quota 853 col successivo deposito a quota 764, previa realizzazione di un tomo di protezione, e l’asportazione di altri 14.000 mc del gradone a quota 840 metri non è mai avvenuta, «a causa dell’imprevisto movimento franoso a quota 764 ove era previsto il deposito del materiale», ha scritto il 6 marzo scorso il tecnico comunale Ennio Ferro nella relazione allegata alla delibera con cui la giunta (assente il sindaco Marco Casagranda) ha approvato il giorno dopo il verbale di somma urgenza per effettuare i nuovi lavori, molto più ingenti.

Come scrive ancora il tecnico comunale, già il 6 febbraio il geologo Claudio Valle aveva rilevato nuove fessurazioni sul gradone a quota 764, evidenziando la necessità di spostare il materiale più in basso, ossia a livello della strada provinciale. Pertanto l’ufficio tecnico aveva richiesto nuovi preventivi, e questa volta è stata la P.M.B. srl di Verla di Giovo a presentare l’offerta migliore, 12,80 euro/mc contro i 16,38 della adArte, per un totale ben diverso dal precedente, ossia 153.600 euro più Iva.

Mentre indaga la Procura e si svolgono i primi lavori, venti operai sono in cassa integrazione. Della loro situazione si stanno occupando Fillea-Cgil e Filca-Cisl, che hanno incontrato lunedì le amministrazioni di Albiano e Lona Lases, il servizio Minerario della Provincia, Sogeca e i rappresentati delle due ditte, Paganella e Odorizzi Giuseppe, che hanno le cave nella zona della frana. I sindacalisti Moreno Marighetti e Manuel Ferrari della Fillea Cgil e Fabrizio Bignotti della Filca Cisl, hanno puntato il dito sul Comune di Lona Lases: «Già da un anno era stata segnalata la necessità di mettere in sicurezza la situazione con lavori di somma urgenza che il Comune di Lona Lases non ha fatto. E di fronte ai ritardi, il Servizio minerario è rimasto a guardare. Questa situazione si poteva evitare e non saranno i lavoratori a pagare».

Di qui la sollecitazione all’amministrazione comunale di Lona Lases e al servizio Minerario a completare il prima possibile la rimozione del materiale e, dunque, arrivare alla riapertura della strada per consentire la ripresa delle attività di lavorazione nei due piazzali. I sindacati hanno chiesto però di attivare fin da subito una collaborazione tra le imprese del distretto, che consenta alla Paganella e alla Odorizzi Giuseppe di lavorare nei loro piazzali una parte di materiale estratto dalle altre ditte. Le attività di estrazione, infatti, non potranno riprendere fino a quando non verrà rimosso tutto il materiale che ha ceduto.

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