Domani arriva a Verla di Giovo una famiglia dalla Nigeria
Sarà una famiglia di cinque persone nigeriane quella che arriverà domani, martedì 16 maggio a Verla di Giovo, cinque persone tra i più di mille richiedenti protezione internazionale assegnati ad oggi al Trentino, a cui spetta, in proporzione, lo 0.88% delle persone che sbarcano in Italia. Per illustrare questo complesso tema, l’amministrazione comunale ha organizzato, martedì sera, un incontro aperto alla popolazione in cui, grazie al contributo di esperti, si è parlato anche dell’inserimento nella comunità di Giovo di queste persone richiedenti protezione internazionale.
«È importante conoscere come stanno le cose - ha esordito il sindaco di Giovo, Vittorio Stonfer - per poter ragionare con la propria testa senza seguire dicerie. L’amministrazione ha ritenuto opportuno seguire una famiglia della nostra comunità che ha deciso di accogliere, stando loro vicini in questo percorso di inserimento».
Katia Monauni e Daniele Stefani, genitori di due bambini, abitano in centro storico a Verla. «Ci abbiamo pensato e per noi si tratta di una questione etica - spiegano - Ci sono centinaia di persone che arrivano in Trentino alla ricerca di una vita migliore. Noi nella nostra casa disponiamo di un appartamento non utilizzato e per questo abbiamo deciso di metterlo a disposizione per questi progetti di accoglienza».
La questione accoglienza però non riguarda solo la famiglia che ha messo a disposizione l’alloggio, ma l’intera comunità. Come ha ricordato la responsabile Claudia Di Dino di Cinformi «il loro inserimento sarà seguito da operatori, dovranno frequentare dei corsi di italiano, ma la parte più importante la potranno fare le persone che accolgono, la comunità intera: ci sono tre bambini che verranno inseriti a scuola e c’è un papà che se riuscirà a lavorare sarà una grande cosa». Nello specifico, l’inserimento a Verla verrà seguito dai volontari della Croce Rossa che verificheranno costantemente il processo di inserimento, in quanto, come ha spiegato Daniele Cuomo della CRI, «queste persone hanno dei diritti ma anche dei precisi doveri come gestire in maniera autonoma e corretta l’alloggio, cosa che verrà puntualmente verificata».
Con l’arrivo di questa famiglia nel Comune di Giovo, arriva a 60 il numero di strutture abitative messe a disposizione da parte di privati in Trentino. Silvio Fedrigotti, responsabile del Dipartimento Salute e Solidarietà sociale della Provincia, ha illustrato, all’interno della sua completa relazione su come avviene il processo di accoglienza, anche i numeri che riguardano il Trentino «ad oggi - ha spiegato - sono 59 i comuni trentini coinvolti, oltre a quelli di Trento e Rovereto che fanno la parte maggiore, in progetti di accoglienza. Ci sono 16 appartamenti messi a disposizione dai Comuni e 17, gratuitamente, dalle parrocchie. Entro il 2017 si stima di arrivare ad un numero di 1800 persone richiedenti protezione internazionale presenti nella nostra Provincia. Oggi siamo preparati per arrivare ad accoglierne fino a 1650; per questo si è sempre alla ricerca di nuovi alloggi, magari in quei 118 comuni trentini che, ad oggi, non sono ancora coinvolti in questo processo».
Don Michele, parroco dell’Unità Pastorale di Giovo, ha auspicato che «questa esperienza serva a tutta la comunità ad aprire i cuori e gli orizzonti, come testimonianza cristiana, superando pregiudizi e preconcetti che abbiamo dentro per mancanza di conoscenze».