Un’altra ditta del porfido fallita: è la Cava Porfido srl di Trento, con sede in via del Porfido 31 a Gazzadina: costituita nel 1992, capitale sociale di 80 mila euro, 7 addetti dichiarati al 31 dicembre 2018, soci Bruno Saltori (99% delle quote) e Serena Pontalti (1%), con Saltori amministratore unico.

La sentenza di fallimento è stata pronunciata il 26 giugno scorso, con effetto dal 2 luglio: a chiedere l’ammissione alla procedura concorsuale, per una situazione di insolvenza che si protraeva da tempo ed è deflagrata nel 2018, è stata la stessa società ora in mano alla curatrice Patrizia Pizzini, mentre giudice delegato è stato nominato Benedetto Sieff.

Cava Porfido srl ha esercitato la propria attività ad Albiano, nella cava numero 5 in località S. Colomba: la concessione è stata revocata dalla giunta comunale il 20 dicembre 2018 ai sensi dell’art. 28 comma della legge provinciale 7/2006.

Una decadenza dichiarata oltre che per violazione dell’obbligo di mantenimento dei livelli occupazionali, anche per mancati pagamenti del canone provvisorio dovuto per l’anno 2018 (25.000 euro) e del conguaglio sul canone definitivo dell’anno 2016 (4.538,37 euro). Inoltre, la medesima ditta deve allo stesso Comune il canone 2018 relativo alla concessione di piazzale di deposito e lavorazione per un importo complessivo di 10.726 euro e il Comune ha nel frattempo maturato anche un ulteriore credito verso la ditta, a titolo di conguaglio sul canone cava definitivo per l’anno 2017, pari a 4.495,53 euro.

L’11 luglio la giunta ha incaricato l’Avvocatura dello Stato di agire per tentare il recupero dei crediti ma, visto lo stato di pesante insolvenza, davvero poco si potrà recuperare.
La sentenza di fallimento ha posto infatti in luce «i reiterati inadempimenti contributivi» verso Inps e Inail per complessivi 255.999,34 euro e «la destabilizzante perdita di esercizio di oltre 600 mila euro registrata nell’ultimo bilancio 2018». Il 19 dicembre, l’udienza per l’esame del pesante stato passivo.