Gianfranco Corradini sul tetto della Bolivia
Dopo aver calcato le vette della Cordillera Blanca ad oltre 6mila metri di altezza, Gianfranco Corradini riparte per la Bolivia. Sabato notte, l'alpinista disabile lascerà la Val di Non, alla volta di La Paz, insieme a due compagni di avventura delle passate spedizione extraeuropee, entrambi esperti alpinisti e membri del soccorso alpino: Massimiliano Gasperetti di Cles e Stefano Pedranz di Fondo
Dopo aver calcato le vette della Cordillera Blanca ad oltre 6mila metri di altezza, Gianfranco Corradini riparte per la Bolivia. Sabato notte, l'alpinista disabile lascerà la Val di Non, alla volta di La Paz, insieme a due compagni di avventura delle passate spedizione extraeuropee, entrambi esperti alpinisti e membri del soccorso alpino: Massimiliano Gasperetti di Cles e Stefano Pedranz di Fondo. Dopo un giorno di riposo, il terzetto ha in programma di raggiungere il gruppo del Condoriri, nella Cordillera Real, per salire alcune cime di oltre 5mila metri di altezza. «È una zona di valli e laghi stupendi - spiega Corradini - a qualche decina di chilometri dalla zona dell'Huyana Potosi che avevamo salito nel 2010 (quando Corradini ed altri cinque compagni concatenarono le cime Sud e Nord, 6.088 metri, ndr): vorremmo tentare la salita della Pyramide Blanca o del Pico Austria, cime di oltre 5mila metri dove, compatibilmente con le condizioni meteorologiche, non dovremmo incontrate grosse difficoltà alpinistiche».
Il programma della spedizione boliviana - la quarta extraeuropea per Corradini - prevede poi il ritorno a La Paz, la popolosa città a 3600 metri di quota, e il successivo trasferimento a sud-ovest, verso il confine con il Cile. Un viaggio di circa 400 chilometri che porterà il gruppo nel Parco nazionale Sajama, nella Cordigliera occidentale delle Ande, dove si trova la montagna più alta della Bolivia, il vulcano Sajama di 6.542 metri. «In questa zona, dove le cime sono vulcani, prima cercheremo di scalare il Parinacota, di 6.342 metri - spiega Corradini - e quindi il Sajama. Fino al primo campo non ci dovrebbero essere grossissime difficoltà alpinistiche e nemmeno ghiaccio, che invece si incontra normalmente dai 5.600 metri di quota in su. Sappiamo però che lungo la via di salita si incontrano dei penitentes molto alti (si tratta di formazioni di ghiaccio dalla forma a vela, ndr), un fenomeno dovuto alle temperature e al clima».
Oltre alle difficoltà tecniche dell'ascensione, Corradini e i compagni di spedizione dovranno naturalmente muoversi in alta quota dopo opportuna acclimatazione: «La zona è abbastanza desertica ma in questo momento è primavera - spiega ancora Corradini - per cui confidiamo di trovare dei bei paesaggi, vista anche l'abbondanza di laghi e di gayser. La nostra speranza è anche quella di non trovare tempo troppo perturbato. In base alle condizioni meteo e della montagna decideremo come muoverci: l'ascensione alla cima più alta normalmente prevede l'allestimento di due campi per cui dovremo farci aiutare per forza da dei portatori per il trasporto del materiale». I tre alpinisti hanno a disposizione poco meno di tre settimane di tempo, e dalla spedizione nascerà un film, così come è stato per le altre avventure extraeuropee in alta quota di Corradini e compagni. «Con il filmato vogliamo documentare la salita - argomenta Corradini - ma anche gli abitanti delle tribù Aymara e il loro modo di vivere». Sul blog di Gianfranco Corradini (www.mountainblog.it/gianfrancocorradini) si potrà seguire giornalmente la spedizione, grazie alle notizie, ai racconti e alle immagini che verranno inserite giorno per giorno, compatibilmente con la possibilità di farlo. F. T.