Cles: diagnosi tardiva, non potrà avere figli
La denuncia di una donna, poi ricoverata a Trento
«Per ben due volte all’ospedale di Cles hanno sbagliato e non mi hanno diagnosticato una gravidanza extrauterina mettendo in grave pericolo la mia salute. Al Santa Chiara di Trento con la stessa visita e la stessa ecografia l’hanno vista subito e mi hanno operata d’urgenza». Questo il drammatico sfogo di una donna della valle di Sole che, dopo aver perso anche la seconda tuba (asportata insieme all’embrione), non può più avere figli per via naturale.
«Ho rischiato molto, poteva verificarsi un’emorragia interna - spiega Angelica (il nome è di fantasia per tutelare la privacy della signora che vive in un piccolo paese) - ma è soprattutto il danno morale, la sofferenza di non poter costruire una famiglia con il mio compagno a pesare di più. E non vorrei che questo dovesse accadere ad altre donne: un vero e proprio trauma difficile da superare».
Ma ecco il racconto di Angelica: «All’ospedale di Cles, dove sono andata per delle lievi perdite di sangue, mi hanno visitato due dottori nel giro di dieci giorni: l’ultima volta, dieci giorni fa, mi volevano ricoverare per un sospetto “mioma” e fare un raschiamento. Mi sono rifiutata, ho firmato per uscire, ho girato la macchina e sono andata a Trento».
«Al Santa Chiara hanno visto subito il ”feto”, mi hanno ricoverata d’urgenza e operata in laparoscopia, ma purtroppo ho perso anche la seconda tuba ed ora non posso più avere figli. L’unica soluzione è la Fivet, ma mi costerebbe 10 mila euro perché ho superato l’età in cui viene fatta a carico del servizio sanitario pubblico».
«La cosa più assurda è che lo stesso errore si è ripetuto per ben due volte a Cles: tre anni fa sentivo dolore, e anche allora con la visita e l’ecografia non hanno capito che era una gravidanza extrauterina, mentre a Trento mi hanno operato d’urgenza anche quella volta, e purtroppo anche in quel caso con l’embrione hanno dovuto asportare la tuba».
«Non so cosa farò adesso, ci devo pensare - confida Angelica ancora molto provata -. Una cosa è certa, all’ospedale di Cles che è più vicino non mi vedranno mai più, piuttosto mi faccio 80 chilometri e vado fino a Trento».
All’ospedale di Cles c’è rammarico: «Racconti come questo gettano spazzatura su reparti che lavorano bene». Al telefono c’è il primario, il dottor Franco Nicolodi, stimato professionista che ha assistito centinaia di donne, in sala parto e in sala chirurgica. «Qualsiasi persona che abbia un minimo di conoscenza delle nostre problematiche cliniche sa perfettamente che fare una diagnosi di gravidanza extrauterina non è facile, soprattutto in assenza di sintomi. Spesso anche l’ecografia non è sufficiente, mentre la situazione può modificarsi velocemente - si limita ad osservare -. Nel caso della signora c’era un altro ragionevole dubbio diagnostico e, se avesse accettato il ricovero, sicuramente sarebbero stati fatti tutti gli accertamenti del caso».