Docufilm sui piccoli paesi
Luoghi inaccessibili, testimoni del tempo che è passato, di un’epoca che non tornerà. Luoghi però anche da non dimenticare e, magari, un giorno, da riscoprire. Claudio Redolfi, regista di Mezzana, da poco ha concluso le riprese di un film documentario che uscirà nel corso del prossimo autunno (siamo alla fase del montaggio e anche il titolo ancora non è stato deciso) che vede come protagonisti dei siti di Mezzana, Roncio, Daolasa, Montes visti però con gli occhi di due bambine. L’idea, come ha spiegato il regista, è di far conoscere questi luoghi, case, masi, un mulino, grazie alle domande che due bambine si pongono mentre scoprono attrezzi, mobili, strutture.
Il film parte dalla scuola elementare di Mezzana con la classe quinta e la maestra Maurizia Ciccolini che propone agli alunni di scrivere un testo su ciò che è rimasto del passato. Proprio due alunne di quinta, nello specifico Monica Dalla Valle e Giada Malfatti, sono il filo conduttore del filmato: sono loro che visitano tutti i siti «scovati» dal regista, munite di torcia, loro che si chiedono cosa sarà stato un oggetto, come si usava, come sono differenti le cose rispetto ad oggi. Il filmato ha voluto essere il più spontaneo possibile, come ha spiegato Claudio Redolfi, nel senso che le bambine non hanno recitato un copione, ma si è cercato di stimolare la loro curiosità mantenendo via via i dialoghi tra loro, sorti spontanei mentre vedevano banchi da falegname, il forno per il pane, utensili per la casa, attrezzi per lavorare la campagna e molto altro, come se il regista non ci fosse, un’esperienza che ha suscitato in loro grande entusiasmo, mentre il film si conclude con il tema portato in classe dalle alunne.
Redolfi ha preso in esame siti in parte abbandonati perché i proprietari si sono trasferiti altrove, oppure perché certi lavori non si esercitano più. A Roncio la casa paterna dei fratelli Dalla Valle, il maso di Antonio Redolfi, quello di Aldo Redolfi, a Mezzana il mulino Maggioni (vecchio mulino del «Zorzin»), l’antica officina «Felizin», casa Cicolini a Daolasa e casa e maso di Ezio Battaiola a Montes. Tutti luoghi mai più toccati, dove il tempo sembra essersi fermato, con il messaggio di Redolfi di capire che fine farà tutto questo e forse un giorno comprendere che anche i turisti potrebbero trovare qualcosa da vedere nei paesi, in modo che nulla vada perduto. E il film aspira a festival internazionali.