L’agricoltura che cura i ragazzi autistici. Da Casa Sebastiano è nata l’Agricola Predaia
“La cura della terra si intreccia con quella delle persone fragili” dice il presidente della società benefit, operativa grazie alla Fondazione Trentina per l’Autismo che ha chiamato a raccolta tanti volontari per creare il progetto
COREDO. Un passo avanti ogni giorno, senza mai stancarsi di provare, di seminare e arare terre incolte; sempre appassionati e testardi. La terra, in questo caso, non è metafora ma concreta realtà: come quella che l'altro giorno è stata inaugurata in località Senda di Coredo. Perché di terra e dei suoi prodotti si tratta.
La Agricola Predaia società benefit, è diventata operativa in pochi mesi di incessante lavoro grazie alla Fondazione Trentina per l'Autismo che ha chiamato a raccolta tanti volontari per creare il nuovo progetto. L'Agricola Predaia Società Benefit è nata nel solco degli obiettivi di Casa Sebastiano per coinvolgere i ragazzi nelle attività di un'azienda agricola no-profit in cui i risultati di carattere socio-sanitario siano tenuti in considerazione quanto i parametri economici.
«L'Italia è storicamente caratterizzata da un modello agricolo familiare, in cui ogni componente della famiglia tradizionale allargata trovava una mansione utile, magari piccola o secondaria, ma riconosciuta. - spiega il presidente Giovanni Coletti . - I ragazzi di Casa Sebastiano si erano già cimentati nella coltivazione dell'orto del centro, con ortaggi e piante aromatiche che finivano poi a cucinare e gustare, e con grande soddisfazione».
L'agricoltura ha da sempre svolto, oltre alla funzione produttiva di beni alimentari, un ruolo fondamentale nell'organizzazione sociale delle comunità rurali e nel farsi carico di un importante servizio nei confronti dei soggetti deboli o vulnerabili, a rischio di esclusione sociale. Un servizio implicito svolto all'interno della realtà familiare, di cui in effetti non si conoscono i numeri reali. Casa Sebastiano, con la collaborazione della famiglia Battan, ha seminato tantissimi prodotti secondo i principi della Permacultura, coinvolgendo anche la Fondazione Mach. Dall'insalata ai meloni, dai cetrioli alle prossime patate che saranno piantate a Sfruz, tante le verdure che vengono vendute all'ingrosso o al dettaglio (vedi agricolapredaia.it) perché, spiega il commendator Coletti: il circolo virtuoso deve prevedere anche la sostenibilità economica.
All'inaugurazione erano presenti anche la sindaca di Predaia Giuliana Cova: «Giovanni Coletti è un imprenditore che ha incarnato oltre alla capacità di produrre ricchezza anche il valore sociale della sua azione» e il commissario della Comunità di Valle, Silvano Dominici: «Questa esperienza apre le porte ad una visione divversa dell'agricoltura in valle». Il progetto affonda dell'azienda agricola affonda le radici nel concetto di "permacultura", che abbina i termini agricoltura e permanente, cioè un'agricoltura progettata e pensata in modo da essere sostenibile e durevole.
«Si tratta di una realtà pensata e gestita come un'opportunità di sviluppo del territorio, - conclude Giovanni Coletti - un progetto per dare nuove prospettive all'insegna dell'inclusione e della sostenibilità, in cui la cura della terra si intreccia con la cura delle persone e viceversa, capisaldi su cui si sviluppa il nostro progetto di "agricoltura sanitaria", con un pensiero al futuro delle aree periferiche e rurali, anche di montagna, che più hanno sofferto la globalizzazione esasperata dell'ultimo decennio»