I sogni di Daniele Martinelli, morto a 22 anni sul monte Peller, vivranno nella ricerca. L’emozione dei genitori
La raccolta ha nettamente superato le iniziali aspettative toccando quota 8.350 euro, frutto della generosità di 208 donatori. Questa cifra è stata affidata al laboratorio del docente Luciano Conti, all'interno del Cibio di Trento, dove si svolgerà il dottorato nell'ambito delle cellule staminali e delle malattie del sistema nervoso
TRAGEDIA Finisce in un canalone e muore
CLES. Il sogno e la passione per la ricerca scientifica di Daniele Martinelli non rimarranno senza effetto. Rivivranno attraverso lo studente (o studentessa) che beneficerà della borsa di dottorato dell'Università di Trento che verrà co-finanziata dalla raccolta fondi istituita nei mesi scorsi dagli amici di Daniele, morto il 19 luglio scorso sul monte Peller in seguito alla scivolata in un canalone, a soli 22 anni.
La raccolta ha nettamente superato le iniziali aspettative toccando quota 8.350 euro, frutto della generosità di 208 donatori. Questa cifra (a cui vanno sottratte le trattenute del sito come spese di transazione) è stata affidata al laboratorio del docente Luciano Conti, all'interno del Cibio (Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata) di Trento, dove si svolgerà il dottorato nell'ambito delle cellule staminali e delle malattie del sistema nervoso.
Un modo nobile per ricordare Daniele - laureato in biotecnologie con 110 e lode - scelto dagli amici e appoggiato con convinzione dai genitori, Adriano Martinelli e Donatella Bezzi, assieme al fratello maggiore Lorenzo. Oggi tutti loro ringraziano la bontà di ogni donatore.
Già in occasione del funerale la famiglia aveva richiesto di non portare in chiesa fiori, bensì di contribuire alla ricerca in favore della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro. Invito accettato con successo, visto che arrivò una cifra attorno ai tremila euro. Daniele suo malgrado si è personalmente trovato coinvolto nella ricerca, visto che gli fu diagnosticato un tumore che lo ha costretto al difficile percorso di cure, affrontato con coraggio, determinazione e tanta voglia di vivere e guarire, tanto che le condizioni erano considerate in miglioramento.
«Anche durante la malattia seguiva molto le ricerche» ricorda il papà, con il quale condividevano l'amore per la montagna, vissuta sia nei mesi caldi con le escursioni che in inverno con gli sci da alpinismo. «Ultimamente era lui che mi spingeva ad andare in alta quota, solo che, a differenza mia, era più riflessivo e si fermava ad ammirare la natura. Da grande ammiratore della Divina Commedia, che conosceva a memoria, aveva sempre una citazione in terzine per ogni situazione che ci capitava».
Poi ch'èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso. Questo uno dei passaggi preferiti, che parafrasando Dante sta a significare come «dopo che ebbi riposato un poco il corpo stanco, ripresi il cammino lungo il pendio deserto, salendo in modo che il piede più in basso è fermo e puntato per dare la spinta che permette di salire».
La lettura era un'altra sua grande passione. Divorava libri, di tutti i generi. Così come il calcio, sport praticato fino al termine del liceo, giocando con l'Anaune Val di Non con la quale vinse la Coppa Regione nella categoria Juniores Èlite. O la cucina, prediligendo la preparazione di focacce e pizze, oltre ad essere amante delle carni.In questi giorni in cui il ricordo a chi non c'è più si fa più forte, parlare di tutto questo potrebbe riaprire nei genitori una dolorosa ferita.
Papà Adriano parla però a ruota libera, con la voce fiera di un genitore che richiama con piacere alla memoria il proprio figlio. «Con Daniele condividevo molto. Appena potevamo andavamo a fare escursioni: ne avevamo progettate tante perché pensavamo di avere tanto tempo, ma così non è stato. Ogni volta che sono sulle montagne incontro luoghi in cui rifiorano ricordi e aneddoti. Il nostro Daniele rivive in ogni cosa».