Il laghetto della Marchesa è salvo: premiata la tenacia di Ivana Merlo che ha difeso l’oasi
La cittadina: «Grazie alla tenacia del personale della Polizia Giudiziaria dei Carabinieri Forestali, siamo riusciti a salvare dalla distruzione l’area naturale, dove trovano rifugio una grande varietà di uccelli e specie protette come anfibi, picidi e rapaci notturni»
IL CASO Lago della Marchesa in pericolo Appello a Wwf e Legambiente
L'APPELLO Denno, anche Romina Power difende il laghetto
IL CLIMA Cambiamenti climatici, le piante soffrono e si spostano in alto
DENNO. «Abbiamo salvato il laghetto della Marchesa». Esulta Ivana Merlo, residente a Denno, che fin da subito si era interessata alla vicenda dello stagno, realizzato artificialmente negli anni '50 a scopo irriguo e poi dismesso, e del bosco che sorgono vicino a casa sua nel paese della bassa Val di Non.
«Grazie alla tenacia del personale appartenente alla Sezione di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri Forestali, istituita presso la Procura della Repubblica, siamo riusciti a salvare dalla distruzione l'oasi naturale - spiega Merlo - dove trovano rifugio una grande varietà di uccelli e specie protette come anfibi, picidi e rapaci notturni».
Era il 2020 quando i proprietari avevano manifestato l'intenzione, in seguito alle lamentele da parte dei vicini a causa degli odori e delle zanzare e alle ordinanze comunali per il taglio delle piante confinanti con la strada, di "sacrificare" l'area piantando un frutteto biologico. A quel punto, però, la signora Merlo aveva presentato un esposto in Procura. I procedimenti burocratici per il cambio di coltura avevano già preso avvio e l'ufficio distrettuale forestale di Cles aveva autorizzato l'abbattimento del bosco.
«Ci si era dimenticati però - evidenzia Ivana Merlo - che la zona è sottoposta a vincolo di tutela per la Legge Galasso, in quanto l'area boscata ha un'estensione maggiore di 2.000 metri quadrati (è circa il doppio, ndr). La stessa Provincia, interpellata attraverso il Servizio Sviluppo sostenibile e Aree protette, aveva dichiarato che l'area non ha alcun interesse naturalistico, nonostante un apposito studio eseguito da alcuni esperti del Muse avesse evidenziato la peculiarità del luogo e della microfauna che qui trova riparo e le condizioni per riprodursi».
Il Comune, in via cautelare, aveva chiesto al Servizio urbanistica della Provincia se l'area fosse sottoposta a tutela paesaggistica, ma anche in questo caso gli uffici provinciali non avevano evidenziato l'esistenza del vincolo di tutela naturale che deve essere osservato anche nelle Regioni e Province autonome. L'iter si era quindi bloccato: per riprendere, eventualmente, sarebbe necessaria l'autorizzazione paesaggistica, da richiedere ai sensi della Legge Galasso, appunto.
Almeno per ora, dunque, il laghetto e il bosco non si potranno eliminare.«Oltre al lavoro dell'Arma dei Carabinieri del Tribunale di Trento, che possiede tra le proprie fila personale specializzato e sensibile alle tematiche ambientali e alla protezione della flora e della fauna» aggiunge in conclusione Ivana Merlo.
«È stato quanto mai prezioso l'impegno dell'avvocato-procuratore del WWF Italia Francesco Di Lauro, del naturalista-ornitologo Luigi Marchesi, dello zoologo del Muse Karol Tabarelli de Fatis, del presidente del WWF trentino Aaron Iemma, di padre Alex Zanotelli e di tutti i sostenitori che si sono spesi con generosità per la conservazione del laghetto-stagno, delle sue sorgenti, della sua biodiversità, degli alberi centenari, della vita fuori e dentro l'acqua e, non ultimo, del paesaggio».