Tragedia di Revò, l’ultimo abbraccio a Stefano Arnoldo: «Ci ha insegnato ad amare»
Tantissime persone ieri, 20 luglio, al funerale del 39enne noneso, strappato alla vita da un incidente mortale durante i lavori nel cantiere di casa. La famiglia, i coscritti dell’84, gli amici, i suoi compagni vigili del fuoco. Lascia la moglie Nadia e i tre figli piccoli
SOLIDALI Una raccolta fondi per supportare la famiglia di Arnoldo
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LA VITTIMA Folgorato dalla corrente: muore Stefano Arnoldo
IL FATTO Folgorato dalla corrente in cantiere: muore operaio 39enne
REVÒ. Anche il cielo si è aperto per accogliere Stefano Arnoldo in un azzurro più luminoso. Ieri pomeriggio (20 luglio) sono stati tanti gli abbracci intrisi d'affetto e d'emozione, dolci le parole, delicate le carezze: a Stefano, il cui cuore si è fermato sabato scorso a 39 anni mentre stava lavorando nel cantiere di casa, per accompagnarlo nel suo viaggio al di là delle nuvole. A Nadia, l'amore della vita, e ai piccoli Glenda, Thomas e Ivan, di 8, 6 e 4 anni. E poi alla mamma Paola, al papà Pierino, alle sorelle Elena e Giuditta.
Stavolta la chiesa di Santo Stefano a Revò non è riuscita ad accogliere tutti coloro che si sono stretti intorno ai familiari. C'erano gli amici di sempre, i coscritti, i suoi compagni vigili del fuoco e quelli di vari corpi della Val di Non. C'erano diverse autorità, tra cui il presidente della Provincia Maurizio Fugatti. Una marea di persone che hanno partecipato in silenzio, con commozione, alla cerimonia funebre. «Oggi siamo chiamati a essere presenti col cuore - ha detto padre Placido Pircali durante l'omelia - Ora Stefano è in un abbraccio più grande, ma ci ha lasciato una direzione di marcia: ha acceso tre stelle, i piccoli Glenda, Thomas e Ivan, tre punti pieni di luce che danno l'orientamento. Dobbiamo quindi continuare ad amare, a sperare, anche a sorridere».
Il sacerdote ha utilizzato poi le parole della moglie Nadia per dipingerne i tratti: «Stefano era una persona attenta, buona, giusta». Amava la musica, adorava far parte dei pompieri. Gli piaceva ridere e scherzare, come hanno ricordato gli amici e i coscritti dell'84. «Nonostante quel dolore impronunciabile, sorridiamo a pensare al tuo essere furbo e ingenuo al tempo stesso, al tuo modo di essere un po' impacciato, al tuo stuzzicare sempre tutti - ha letto una coscritta - come dimenticare le tue battute, i tuoi strafalcioni. Resteranno impresse le tue frasi sconnesse, frutto di notti insonni sull'Ozol. Racconteremo di te ai tuoi bambini, terremo vivo il tuo ricordo. Ciao Melon, mancherai, manchi già».
«Sei stato amicizia genuina, leggerezza, spensieratezza - ha aggiunto un amico - un vero campione d'amicizia. Ci hai insegnato a gioire delle cose semplici, ad amare il tempo condiviso. Cammineremo sempre assieme».Capaci di toccare l'anima le parole del migliore amico Roberto Martini: «Ci bastava uno sguardo per capirci, per me eri un fratello: ci sei sempre stato nei momenti più importanti, hai sostenuto ogni mia scelta. Mi hai reso un padre migliore, mi dicevi sempre: "Gi vuel torse for el temp per star coi popi". Stammi vicino anche da lassù».
Colmo d'affetto e riconoscenza anche il pensiero dei vigili del fuoco di Revò. «Eri umile, gentile, generoso, sempre disponibile - ha letto il comandante Alessandro Iori - un punto fermo su cui contare, sia come pompiere che come amico. Non ti dimenticheremo mai, fai buon viaggio».
All'esterno della chiesa un corteo che sembrava non avere fine lo ha accompagnato, con il ritmo scandito dalla banda, fino al cimitero. Un ultimo abbraccio a Stefano, una carezza ai suoi bimbi. Il loro papà ora è al di là dell'orizzonte, dove lo sguardo si perde nell'infinito. E ogni volta che guarderanno all'insù ci sarà in cielo una stella luminosa a indicare loro il cammino.