Dà una mano a un cugino: guadagna 280 euro, ora dovrà pagarne 19mila
L’assurda vicenda burocratica di un ex panettiere di Tuenno, Angelo Menapace, in pensione che ha lavorato per 30 ore: “Ho anche pagato le tasse su quei soldi. Cosa insegno ai miei figli, che è meglio fare il nero?”
TUENNO. Sembra proprio che a fare la cosa giusta, ovvero a lavorare in regola rifiutandosi di farlo in nero, ci si possa imbattere in un mare di guai. E si rischia seriamente di perdere un anno di pensione. La brutta avventura è capitata ad un ex panettiere di Tuenno, Angelo Menapace, che così racconta la sua vicenda: «Ho lavorato in proprio per 46 anni. Gestivo un panificio con mio fratello e mia sorella e per 42 anni ho regolarmente pagato tutti i contributi Inps, sia i miei che quelli dei nostri collaboratori, che in tutti questi anni sono arrivati ad essere un centinaio. Insomma ho sempre fatto il mio dovere, orgoglioso di farlo».
Tutto cambia nel 2020. «Avevo raggiunto i 63 anni con 42 anni di contributi - ricorda Menapace - e quindi avevo deciso di aderire alla quota cento, nonostante mi mancassero solo pochi mesi per arrivare a maturare la pensione anticipata. Ma noi per motivi di salute dovevamo smettere e si era presentato un acquirente per l'azienda, cosa piuttosto rara di questi tempi: vendiamo l'azienda e io con febbraio 2020 ricevo la pensione con la famosa quota 100».
I guai arrivano nell'agosto del 2021, quando un cugino che ha una pescheria gli chiede di dargli una mano in negozio. «Era disperato - riprende Menapace - ed io all'inizio non volevo ma poi visto che era proprio messo male accetto, però ad una condizione: che mi metta in regola poiché non mi è mai piaciuto operare in nero. Gli spiego però che io con quota cento non potrei lavorare a meno di certe condizioni e lo prego che spieghi tutto al suo commercialista».
In agosto Menapace presta 30 ore di lavoro per un totale di 280 euro di compenso, ma l'amara sorpresa arriva a ottobre: «Scopro che la mia assunzione a chiamata non era compatibile, e quando vado all'Inps mi rispondono che forse per un importo così ridotto non si muovono, e che tutto dipende dal funzionario».
Riprende l'ex panettiere: «Un anno dopo mi arriva dall' Inps l'ingiunzione di restituire 19mila euro, un anno di pensione, per aver svolto due lavori. Mi sembra assurdo! Se ho sbagliato, che mi facciano pagare, ma dover versare 19mila euro per averne ricevuto 280, che non ho rubato o evaso, ma su cui ho anche pagato le tasse, è davvero troppo».
Tramite il sindacato dei commercianti, Menapace presenta ricorso, che però viene respinto dall'Inps. Ora il protagonista di questa vicenda è in contatto con l'avvocato per ripresentare nuovo ricorso. Menapace si dice «affranto e disperato»: «Non riesco a capire: come faccio a tirare fuori questo denaro? Devo pagare il mutuo, ho la famiglia a cui pensare; inoltre non posso certo andare a lavorare. E poi, cosa insegno ai miei tre figli? Che è meglio lavorare in nero per non avere problemi? Per oltre 40 anni ho sempre pagato le tasse».