Corsi sportivi scolastici, la "guerra" dei certificati
Pergine 1 chiede visite mediche ed elettrocardiogramma. La Provincia: «Non servono»
L’interpretazione dell’interpretazione dell’interpretazione. L’Italia si conferma il Paese degli Azzecca-garbugli di manzoniana memoria. Non c’è legge (o decreto, come in questo caso) che non sollevi più problemi di quanti l’estensore pensasse di risolverne. Non ha fatto eccezione il decreto di un solo articolo firmato dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin l’8 agosto 2014 («Approvazione delle linee guida in materia di certificati medici per l’attività sportiva non agonistica»), accompagnato da due pagine di linee guida di indirizzo.
La sua «interpretazione dell’interpretazione» sta logorando infatti i rapporti tra la dirigente dell’Istituto comprensivo Pergine I (elementari Don Milani e medie Andreatta a Pergine, ma anche elementari di Canezza, Zivignago, Fierozzo e S. Orsola) e i genitori di moltissimi alunni, che rischiano di non poter prendere parte ai corsi di nuoto organizzati come ogni anno dalla scuola presso il centro natatorio di Pergine né ai futuri corsi di sci sulla Panarotta.
La questione è complicata. In pratica, col decreto del 2014 il Ministero della Salute ha richiesto che tutti gli alunni delle scuole primarie e secondarie, impegnati in «attività fisico-sportive organizzate dagli organi scolastici nell’ambito di attività parascolastiche», esibiscano un certificato per l’attività sportiva non agonistica rilasciato da medici di medicina generale, pediatri o specialisti dopo l’effettuazione di un elettrocardiogramma (Ecg).
Il decreto, recepito anche dal Dipartimento della conoscenza della Provincia di Trento, così come formulato inizialmente ha provocato il caos nelle scuole, nonché portato quasi al collasso gli studi dei pediatri e mandato in tilt gli ambulatori medico-sportivi attrezzati per l’Ecg: tutti gli istituti hanno tempestato di richieste di chiarimento gli uffici provinciali, finché il 27 novembre scorso, dopo un lavoro di approfondimento, il Servizio Istruzione ha diramato una nota interpretativa, escludendo la necessità di presentare il certificato nei casi di «educazione motoria, fisica e sportiva in orario scolastico (attività curricolare ivi compresa l’attività facoltativa opzionale)», «attività motoria e pre-sportiva della scuola primaria», «attività propedeutica all’attività sportiva al di fuori dell’orario scolastico», «attività ludico-motoria ricreativa».
Il certificato di idoneità è invece rimasto necessario nel caso di «attività sportiva organizzata dalle scuole fuori dall’orario scolastico e finalizzata alla partecipazione ai giochi studenteschi nelle fasi provinciali e regionali» (quindi non di istituto o tra istituti) e nel caso di «attività organizzate dal Coni o da società sportive affiliate alle Federazioni sportive nazionali».
Un chiarimento che, secondo il coordinatore dell’educazione fisica e sportiva del Dipartimento provinciale, Giuseppe Cosmi, taglia la testa al toro: «In pratica, tutte le attività organizzate dagli istituti e in orario scolastico sono escluse dalla necessità della presentazione di un certificato medico».
La nota, accolta con sollievo in tutte le scuole, non è però bastata alla professoressa Donatella Rauzi , che dirige il comprensivo Pergine I: «L’interpretazione ha escluso molte attività sportive dalla necessità del certificato, ma il problema - ha spiegato la dirigente - è che per i corsi di nuoto, pur svolti in orario scolastico e come attività curricolare, la convenzione di gennaio 2015 con la società Sport Management Group che gestisce la piscina di Pergine (e altri 38 centri natatori, ndr) prevede il possesso del certificato di idoneità per attività agonistica o non agonistica per l’uso dell’impianto. E se la società che gestisce la piscina chiede questo, io non posso attestare il possesso di certificati di idoneità senza che questi esistano davvero».
Il problema, secondo la dirigente, nel caso delle lezioni di nuoto sarebbe causato dall’affiliazione al Coni della società gestrice e si ripresenterebbe anche per i futuri corsi di sci in Panarotta. «Un equivoco - chiarisce Giuseppe Cosmi - che nasce dal fatto che per i corsi opzionali le scuole spesso si rivolgono a società sportive affiliate al Coni. La differenza è però che anche i corsi di nuoto per i bambini sono attività richieste e organizzate dalle scuole e non dalle società sportive: dunque il certificato non serve, e se la società che gestisce il centro natatorio di Pergine lo richiede , è essa a doversi adeguare alle previsioni di legge, non la scuola e i genitori».
Tutto chiaro e problema risolto? Forse. Fino a interpretazione contraria.