Pedibus coi profughi da lunedì prossimo
Il servizio sarà gratuito
Lunedì prossimo 18 gennaio, i ragazzi profughi e richiedenti asilo attualmente ospitati nella zona di Pergine e inseriti nel progetto di accoglienza di Cinformi, inizieranno ad accompagnare a casa, con il Pedibus, i bambini delle scuole elementari «Don Milani». L’annunciata collaborazione dei ragazzi che hanno dato la loro disponibilità al Comune diventa dunque realtà, nonostante l'opposizione di un gruppo di abitanti e della Lega nord, che proprio in questi giorni sta raccogliendo firme per chiedere al Comune di dare lavoro «prima ai perginesi».
L'inizio del servizio (del tutto gratuito, perché i richiedenti asilo non possono essere retribuiti) è annunciato da Nicola Serra, operatore del Centro Astalli che segue il progetto accoglienza nell’Alta Valsugana e confermato dalla vicesindaco Daniela Casagrande. «Il Comune per il Pedibus ha assunto tre persone che accompagnano i bambini a scuola e li vanno a riprendere - spiega Casagrande -: secondo lo stile proprio del progetto si volevano coinvolgere i genitori nelle attività, in una forma di responsabilizzazione collettiva. Attendevamo il sostegno di qualche mamma e papà: per vari motivi nessuno si è fatto avanti. Forse è mancata la comunicazione giusta. In ogni caso non avevamo degli accompagnatori apri fila e chiudi fila, in alcune occasioni».
In questa situazione il sostegno dei profughi non solo risolve un problema, ma è una occasione di vera integrazione. Oggi i ragazzi profughi seguiranno un apposito corso tenuto dal Corpo di Polizia intercomunale. La scuola si è già attivata per informare i genitori della novità e anche ai bambini verrà spiegato chi sono questi nuovi accompagnatori che danno loro una mano per tornare a casa.
Quale modo migliore per far capire loro che non c’è da aver paura delle diversità? Alcuni profughi sono nell’abitazione di Canale, altri a Pergine città. Hanno dato la loro disponibilità per il pomeriggio perché al mattino in genere sono impegnati nei progetti che Cinformi organizza loro: corsi di italiano e stage lavorativi. Sono tutti in attesa di sapere se la loro richiesta di asilo verrà accolta o meno. Nel frattempo hanno chiesto di rendersi utili e trovare occasioni di contatto con la popolazione.