Commozione infinita per l'ultimo abbraccio ad Arianna, uccisa dalla malattia a soli 23 anni
La chiesa parrocchiale di Pergine si è nuovamente riempita, a pochi giorni di distanza da un altro funerale molto partecipato (quello di Paolo MazzonellI) per la celebrazione delle esequie di Arianna Vetruccio , scomparsa a soli 23 anni domenica, dopo aver combattuto come una leonessa contro la malattia che alla fine, purtroppo, l'ha vinta.
Mentre ieri a Trento si piangeva un'altra giovanissima vittima di cancro (la piccola Eleonora, di appena 8 anni) la bara di Arianna, bianca e con fiori colorati come solo possono essere e fioriti i vent'anni di una ragazza, aveva accanto anche un grande cuore, sempre realizzato con fiori: un cuore che a mamma Fabiola e papà Giuseppe, con le sorelle Ilaria e Laura, ora sembrerà più povero, più freddo.
A celebrare il funerale è stato il parroco di Pergine, don Antonio Brugnara, assieme al parroco di Tenna, paese dove viveva Arianna con la sua famiglia, don Emilio Menegol: «Stiamo per affidare Arianna alle mani di Dio - ha esordito don Brugnara - con sentimenti di sgomento, forse anche di rabbia di fronte a una morte arrivata troppo presto e a una vita così bella. Ma siamo qui anche per ringraziarla per la scia luminosa che Arianna ha lasciato dietro di sé».
Più che di tristezza, infatti, tutte le testimonianze associano ad Arianna una luce speciale. Una luce che ora, nonostante tutto, brilla ancora per illuminare i giorni di chi l'ha conosciuta.
Il brano evangelico scelto per la celebrazione è stato significativo: il prologo del Vangelo di Giovanni («In principio era il Verbo») nel quale un passaggio diceva che «veniva nel mondo la luce vera, che illumina ogni uomo». Un Vangelo che, ha sottolineato don Brugnara, nasce dalla luce della risurrezione perché Giovanni ne fu testimone diretto «e vide che le tenebre non vinsero sulla luce». «Arianna ha saputo dare a chi l'ha incontrata una luce - ha aggiunto don Brugnara - originata dalla sua vita. La sua luce brilla e non è stata spenta, perché una vita come quella di Arianna non si spegne. Non possiamo dimenticare il vuoto e la tristezza che la sua morte ci lascia, ma la fede ci dice che questa vita continua. Una vita che è un dono prezioso».
Toccanti i messaggi letti al termine della celebrazione, fra cui quello di chi si è preso cura di lei, definendola il «fiore più bello del giardino», spezzato purtroppo dall'arrivo dell'inverno. Commosso il saluto delle sorelle: «Una vita intera non basterebbe per raccontarti. Le parole sono difficili da trovare, ma gli occhi, i tuoi grandi occhi erano un grande libro aperto pieno di grandi orizzonti. Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro ed il più bello di tutti. Questa frase te la dedicammo la prima volta che il brutto male ci tenne lontane. Sei stata la gentilezza in un mondo ruvido, la dolcezza in mezzo ad anni amari, sei stata la pazienza e la tenacia. Te lo promettiamo Ari, i nostri occhi ritroveranno di nuovo la luce, e noi cammineremo di nuovo per te. In questo nuovo cammino sarai la nostra stella, per sempre la nostra Arianna. Ciao sorellina».