Mamma e figlia trovate senza vita a Pergine, il parroco Brugnara: “Va ricostruito il tessuto sociale”
Le due donne sono state trovate morte nel loro appartamento, in via Petrarca, venerdì pomeriggio. Ritrovate solo perché da quella casa fuoriusciva odore di morte, e non perché qualcuno si sia interessato alle loro esistenze dopo settimane di assenza. Il sindaco: “Si doveva intervenire prima”
PERGINE. «Abbiamo perso tutti»: più che puntare il dito verso altri, il parroco di Pergine, don Antonio Brugnara, invita ad un esame di coscienza di tutta la comunità dopo che Filomena Antonacci e Franca Bernabè sono state trovate morte nel loro appartamento, in via Petrarca, venerdì pomeriggio. Ritrovate solo perché da quella casa fuoriusciva odore di morte, e non perché qualcuno si sia interessato alle loro esistenze dopo settimane di assenza.
Le salme delle due donne, 55 e 82 anni, riposano attualmente nella camera mortuaria del cimitero di Pergine, in attesa che arrivi il nulla osta dalle autorità per fissare la data del funerale. Intanto la comunità religiosa perginese si appresta a vivere i riti della settimana santa, periodo centrale per un cristiano, che oggi inizia proprio con la domenica delle palme, in cui si commemora il calvario di Gesù e che non può, per assonanza, richiamare all'esistenza così tragicamente segnata di queste due donne.
«La generosità a Pergine non manca - prosegue don Antonio - e ce lo dimostra la grande quantità di materiale che viene donato ad ogni raccolta che si effettua. Non è un problema di quantità. Il problema è l'esser venuto meno di quel residuo di comunità attenta alla reciprocità, che la pandemia ha spazzato via completamente. Dobbiamo cercare, tutti nessun escluso, di ricostruire il tessuto sociale del nostro paese per evitare che prevalga l'egoismo».
Il parroco di Pergine conferma poi che, nonostante a piano terra del condominio sorga l'emporio solidale della Caritas perginese, le due donne non avevano mai chiesto aiuto: «Sicuramente andrà fatto un ragionamento - conclude don Brugnara - sul sistema abitativo, perché concentrare situazioni delicate e di disagio, segnate da povertà, tutte nello stesso luogo non aiuta».
Oss Emer ricorda poi l'ultimo intervento, in ordine di tempo, che i soccorritori hanno effettuato nell'appartamento al terzo piano del condominio: «A febbraio - prosegue il primo cittadino - sono intervenuti i vigili del fuoco perché i vicini li avevano allertati per delle perdite d'acqua. Erano entrati in appartamento ed era stata notata la grave situazione di disagio in cui vivevano le due donne. Una relazione di quanto emerso era stata inviata ai servizi sociali. Ma qualcosa, a livello istituzionale, non ha funzionato evidentemente. È vero che le due donne erano restie a farsi aiutare ma è inconcepibile che in un paese come il nostro avvengano cose di questo genere. Non ci si può fermare alla burocrazia quando emergono casi di questo tipo, bisogna agire prima che sia troppo tardi».
Benché dunque la situazione di disagio di Filomena Antonacci e Franca Bernabè fosse nota da tempo ai servizi sociali, l'emarginazione sociale che ha caratterizzato l'ultima parte dell'esistenza delle due donne le ha di fatto condannate ad una tragedia che, a detta di tutti (ma col senno di poi), si poteva e doveva evitare. Una tragedia nella quale, per dirla come il parroco di Pergine, «abbiamo perso tutti».