Abusi sulle anziane pazienti Condanna bis a Cirrincione
Ci ha sperato fino all'ultimo, sempre convinto, come affermò subito dopo il verdetto di primo grado, che «prima o poi la mia innocenza emergerà». Intanto però il dottor Carlo Cirrincione, 54 anni, cardiologo residente a Trambileno e consulente medico di svariate strutture sanitarie dell'Alto Garda, deve incassare una nuova batosta che rischia di porre una pietra tombale sulla sua vita professionale. Oltre che rappresentare un peso non indifferente anche sotto il profilo umano.
La Corte d'appello ha confermato la condanna del professionista trentino a tre anni di reclusione per «violenza sessuale aggravata» in merito alla vicenda di alcune anziane pazienti della Casa di Riposo di Riva del Garda e della Fondazione Città di Arco che avrebbero subito abusi sessuali ripetuti da parte dello stesso medico. L'imputato ha cambiato legale di fiducia (l'avvocato Vanni Ceola ha preso il posto della "squadra" composta dai colleghi Giuliano Valer e Sara De Luca) ma questa decisione maturata poche settimane or sono non ha pagato e la condanna è stata confermata anche in secondo grado almeno per cinque casi. I giudici trentini hanno respinto tutte le eccezioni presentate.
Quella della difesa con la richiesta di riaprire di fatto il processo affidando una nuova consulenza che avrebbe messo in luce le contraddizioni e le lacune della perizia Mancioppi (perizia ordinata dal giudice del tribunale di Rovereto Riccardo Dies); e quella della Procura di Rovereto, firmata dal sostituto Valerio Davico, che chiedeva la condanna anche per due dei quattro casi rispetto ai quali in primo grado il gup Dies assolse l'imputato. Tutto respinto ai rispettivi mittenti da parte dei giudici della Corte d'appello e condanna confermata in toto per il dottor Carlo Cirrincione.
Come molti ricorderanno, la vicenda emerse alla metà di giugno del 2013 quando il gip del tribunale di Rovereto, la dottoressa Monica Izzo, firmò l'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari su richiesta del titolare dell'inchiesta Valerio Davico. Secondo le indagini della Procura e dei carabinieri della stazione di Riva, in ben nove casi il dottor Carlo Cirrincione effettò visite cardiologiche su altrettante pazienti tra i 75 e gli 80 anni «palpeggiandone ripetutamente i seni e proferendo parole sconce sempre nella solitudine dell'ambulatorio». L'inchiesta aveva preso le mosse nell'estate del 2012 allorquando un operatore della Casa di Riposo di via Ardaro a Riva del Garda segnalò alcune «anomalie» al comandante dela stazione dei carabinieri Salvatore Foresta.
Nell'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari il gip del tribunale di Rovereto scriveva all'epoca che il medico «aveva più volte posto in essere manovre che esulavano dal corretto esercizio della professione medica, palesemente finalizzate al soddisfacimento dei propri impulsi sessuali». I precedenti legali di fiducia di Cirrincione chiesero il rito abbreviato. E anche per questo a nulla è valso il fatto, emerso in uno secondo momento, che una delle presunte vittime non è mai stata visitata dall'imputato.