Autotrasporto, maxievasione da oltre 3,6 milioni di euro
Le sedi delle due società erano formalmente l’una in Slovacchia e l’altra in Provincia di Milano. L’attività, però, veniva svolta in Trentino, e in particolare nell’Alto Garda. Entrambe erano gestite da un imprenditore trentino, che così operando avrebbe evaso oltre 3,6 milioni di euro in quasi 4 anni di attività.
A portare tutto alla luce sono stati gli uomini della Guardia di Finanza di Riva del Garda. Attraverso la falsa localizzazione della residenza fiscale all’estero, una delle imprese, che in realtà operava sistematicamente in Italia, ha omesso di dichiarare il reddito conseguito nell’esercizio della propria attività d’impresa, presentando le dichiarazioni dei redditi relative agli anni compresi tra il 2013 e il 2017 nello stato dell’Est Europa, dove l’aliquota d’imposta applicata è inferiore a quella prevista in Italia.
L’operazione è stata denominata “Bratislava” perché i Finanzieri hanno scoperto che gli uffici operativi della società slovacca erano in una stanza di 20 mq di un palazzo al centro della capitale, condiviso con altre 46 società che lì avevano dichiarato la loro sede: l’inadeguatezza per lo svolgimento della normale attività d’impresa, l’assenza di postazioni operative e di piazzali dove parcheggiare gli automezzi, come facilmente desumibile ricorrendo ai sistemi di mappatura satellitare messi a disposizione dai motori di ricerca di internet, sono tutti elementi che hanno insospettito le fiamme gialle rivane, che hanno subito iniziato gli accertamenti.
L’indagine, iniziata nel settembre del 2018, ha consentito di scoprire che la società formalmente slovacca aveva rapporti commerciali esclusivamente con un’impresa di trasporti trentina, il cui rappresentante legale, F.M., deteneva l’intero capitale dell’azienda estera: era, quindi, lui a decidere i prezzi da praticare ed i viaggi da effettuare, a gestire i rapporti con le banche o a far fronte ai sinistri. Il rappresentante legale, uno slovacco di 54 anni, altro non era che un autista dipendente della società italiana.
I Finanzieri hanno ricostruito i percorsi chilometrici effettuati negli ultimi quattro anni alla guida dei camion di proprietà dell’impresa: con ben più di 370.000 km all’attivo, per il 54enne slovacco è risultato impossibile gestire il consistente traffico giornaliero della società; difatti, non ha inviato né è stato destinatario di nessuna delle 84.000 e-mail analizzate dalle fiamme gialle per gestire fornitori e clientela. Elemento ancor più interessante è che nessuno dei viaggi organizzati era stato effettuato, partito o arrivato in Slovacchia.
L’esame della corposa documentazione contabile ed extra-contabile ha confermato la costituzione, da parte dell’imprenditore trentino di un alter ego slovacco della propria azienda italiana, con la finalità di sfruttare la minore e più favorevole tassazione sui redditi d’impresa, il minor costo della manodopera slovacca, nonché di proporsi sul mercato a prezzi molto più competitivi dei soggetti economici concorrenti, alterando le regole del mercato stesso dell’autotrasporto, in danno degli operatori corretti. In sintesi, tutte le scelte gestionali per la conduzione dell’azienda provenivano dal territorio nazionale.