Riva, la giunta chiede di non applicare la legge che aumenta le case vacanze
Il turismo va benissimo, ma non a discapito della vita, dell'abitabilità e dell'identità dei centri storici: questo il senso del voto dell'altra sera in giunta comunale, con cui è stata approvata all'unanimità la proposta dell'assessore all'urbanistica Mauro Malfer di chiedere la disapplicazione delle disposizioni provinciali per i comuni turistici in merito alla trasformazione degli alloggi per turisti.
La richiesta andrà ai voti del consiglio comunale del 20 dicembre e, una volta approvata, permetterà a Riva del Garda di sganciarsi dalla possibilità di aumentare la percentuale di appartamenti che possono essere adibiti a casa vacanza.
Facciamo un passo indietro: ad agosto scorso la giunta Fugatti, con legge provinciale, aveva sbloccato i vincoli che impedivano la libera trasformazione in alloggi per tempo libero e vacanza, tra cui la legge Gilmozzi del 2005 e la legge urbanistica provinciale del 2008. Questo per venire incontro a chi si ritrovava in ristrettezze economiche. Veniva però lasciata discrezione ai comuni di chiedere la "disapplicazione" di questa legge, ed è in questo solco che ha agito Riva, una delle realtà a maggiore trazione turistica del Trentino.
«Non si tratta di una stranezza - spiega Malfer - ma di un atto dovuto: in Busa le case vacanze sono diventate un problema, non possiamo permetterci di implementarle ulteriormente: ancora non abbiamo ancora raggiunto la saturazione degli alloggi che, secondo l'attuale prg, possono ancora essere riconvertiti e se non ci sganciamo da questa norma, viene automaticamente aumentata del 10 per cento la quantità di abitazioni che possono essere trasformate in case vacanze».
Sono tanti i problemi che solleva l'eccessiva presenza di alloggi turistici: «Si va dall'impossibilità di trovare case in affitto a canoni ragionevoli - riprende Malfer - e di questo me ne rendevo conto quando ero presidente della Comunità dell'Alto Garda e Ledro e mi occupavo di problemi sociali, alla perdita di identità dei centri storici, anche se questo è problema che alla fine riguarda tutti i centri che vivono di turismo, in tutto il mondo, da Venezia a Parigi».
La strada voluta da Riva potrebbe essere seguita anche da Arco e Torbole: «È prematuro dire qualcosa, ma ci siamo confrontati», spiega Malfer, che rimarca: «La filosofia alla base di questa decisione è che è necessario limitare la trasformazione di case in alloggi vacanze, perché la situazione sta sfuggendo di mano. Serve iniziare a fare un po' d'ordine, vogliamo un turismo d'eccellenza».
E proprio mentre in città si discuteva di questa impostazione, ieri mattina è stata inviata l'interrogazione del consigliere Gabriele Bertoldi con cui chiedeva alla sindaca Cristina Santi «se non ritiene da evitare in ogni modo per il Comune di Riva del Garda l'applicazione del comma 2 dell'art. 55 la legge provinciale 6 agosto 2020, n. 6 in modo da evitare ulteriore incremento di seconde case e case vacanze».
«Questa volta - ammette Bertoldi - ci hanno anticipato, e sono ovviamente contento che non si voglia procedere con lo sblocco della legge Gilmozzi, voluta a suo tempo per evitare lo svuotamento dei centri urbani e l'innalzamento esagerato degli affitti. Quanto ad Airbnb, purtroppo stiamo assistendo ad agenzie che affittano decine e decine di alloggi ad un turismo scollegato al territorio». E conclude: «Non si può non notare che la decisione di Riva, che a regime ospita 4 milioni di ospiti, in qualche modo sconfessa la decisione provinciale di agosto in tema di turismo».