Arco: il ricordo dei 4 legionari cecoslovacchi impiccati sugli olivi di un appezzamento nella zona di Prabi
La commemorazione ha preso il via con la messa officiata da don Francesco, con la partecipazione dei Cori Castel e di Zelezna Ruda, poi la sfilata lungo via Segantini, infine il ricordo nel luogo dove morirono i soldati Antonin Jezek, Karel Novacek, Jiri Slegl e Vaclav Svoboda, con la deposizione delle corone
RIVA DEL GARDA. La sfilata per le vie del centro, l'omaggio alla statua di San Venceslao e la cerimonia ufficiale nel Parco dei Caduti Cecoslovacchi: è il ricordo dei 4 giovani legionari cecoslovacchi che furono impiccati il 22 settembre 1918 sugli olivi di un appezzamento nella zona di Prabi, per aver combattuto a fianco dell'esercito italiano e dunque considerati disertori dall'Impero austro-ungarico. Ogni anno ad Arco una solenne cerimonia, promossa dal Gruppo Alpini con la collaborazione dell'amministrazione comunale, ricorda quel tragico episodio che avvenne a poco più di un mese dalla firma dell'armistizio.
"Questi giovani hanno dimostrato che il valore della libertà supera i confini nazionali e le divisioni. Nella nostra terra di Autonomia, che ha una storia complessa e molteplici identità, dobbiamo continuare ad insegnare alle nuove generazioni i valori fondamentali della liberà e della pace; ideali profondi per i quali hanno combattuto questi quattro valorosi soldati. Grazie a tutti voi che continuate a preservare il loro ricordo, che è per noi un esempio", queste le parole dell'assessore Spinelli.
La commemorazione ha preso il via con la messa officiata da don Francesco, con la partecipazione dei Cori Castel e di Zelezna Ruda, poi la sfilata lungo via Segantini, l'omaggio a San Venceslao di Boemia, scultura che è stata donata alla città di Arco dagli studenti della Scuola nazionale di Scultura di Horice, nella Repubblica Ceca, in occasione dei cento anni dalla fine della Prima guerra mondiale, infine il ricordo nel luogo dove morirono i soldati Antonin Jezek, Karel Novacek, Jiri Slegl e Vaclav Svoboda, con la deposizione delle corone e una breve esibizione dei due Cori.
Il sindaco Betta, nel portare "il saluto di tutta la comunità" ha ricordato come nella Giornata internazionale della Pace, ci sia stata una manifestazione con protagonisti i locali gruppi Scout: "Due momenti, quello di ieri e quello odierno, legati da un unico filo conduttore, quello della pace che si fonda su valori importanti, la giustizia, la liberà, l'equità".
Il capogruppo Vivori ha quindi evidenziato come gli Alpini di Arco portino avanti il ricordo dei 4 legionari cecoslovacchi da circa 30 anni, occupandosi anche del decoro dell'area dove sorge il monumento, mentre Carlo Zanoni ha portato i saluti del Consiglio direttivo della sezione ANA di Trento. Jiri Filip dell'Associazione legionari cecoslovacchi ha posto in luce l'importanza di preservare il ricordo di questi soldati, proprio perché "la memoria per i caduti finisce quando non vengono più commemorati", infine l'ambasciatore Jan Kohout ha parlato di una "memoria condivisa fra la Repubblica Ceca e l'Italia" e di un "legame che si è rafforzato negli anni".
Nel corso della Grande Guerra insieme a milioni di italiani hanno vestito l'uniforme grigio-verde anche alcune migliaia di volontari stranieri. La quasi totalità degli stranieri in grigio-verde era costituita da ufficiali e soldati appartenenti alle altre nazionalità dell'Impero Austro-ungarico come romeni, serbi, polacchi e soprattutto cecoslovacchi.
A partire dal 1917 si formò a fianco dell’esercito italiano che combatteva gli austroungarici sul fronte trentino un corpo di volontari cecoslovacchi, disertori dell’esercito imperiale; nel 1918 questi si trasformarono in un vero e proprio esercito cecoslovacco in Italia che aveva una Compagnia anche in Trentino. Il 21 settembre del 1918, in un’azione militare austriaca a Doss Alto, alle pendici del Monte Baldo, caddero prigionieri cinque legionari cecoslovacchi; trasferiti nottetempo a Ceniga, subirono un sommario processo come traditori per la diserzione dall’esercito austroungarico.
Quattro di loro furono impiccati il giorno successivo. Questo non fu l’unico episodio: il 5 luglio 1918 fu impiccato a Riva del Garda Alois Storch, ufficiale cecoslovacco dell’esercito austriaco passato nelle fila di quello italiano e autore di un’azione di sabotaggio sulle rive del lago.