Il sindaco Valduga: l'ospedale non sarà depotenziato
«Stiamo seguendo attentamente il destino dell'ospedale; ne abbiamo discusso nella giunta congiunta lunedì scorso alla Manifattura e siamo fiduciosi in quello che ha detto l'assessore provinciale Luca Zeni». Il sindaco Francesco Valduga smorza i toni. Certo, la situazione del Santa Maria del Carmine - con otto primari a scavalco - non fa stare tranquilli e preoccupa soprattutto i cittadini. Il primo cittadino, però, assicura che da parte sua e della giunta c'è il massimo impegno per difendere il centro sanitario e, non a caso, si sta muovendo in stretto contatto con la Provincia.
Sull'annuncio del direttore a scavalco con Arco per il reparto di anestesia e rianimazione Valduga non si sbilancia: «A quanto mi risulta a Trento non è ancora stato deciso nulla e quindi tutto è congelato. Il problema lo stiamo ampiamente seguendo e ci fidiamo di quello che ci siamo detti con Zeni».
L'asse Rovereto-Trento, almeno in materia di sanità e politiche sociali, in effetti sembra funzionare e fino ad ora non ci sono stati «tranelli» da parte di piazza Dante ed è un atteggiamento che il sindaco si aspetta anche per l'avvenire. «Con Zeni si è sempre parlato chiaro e in questi mesi c'è stata linearità di azione. Questo mi porta a pensare che anche per l'ospedale sarà la stessa cosa. Da parte nostra c'è massima fiducia nel mantenimento dello standard qualitativo del Santa Maria».
Sul rapporto fiduciario tra le due amministrazioni c'è un precedente che lascia ben sperare: i profughi. «L'accordo è stato rispettato. Zeni ci aveva promesso che sarebbero stati spostati da Marco a Trento e noi, senza gridare, abbiamo ottenuto il risultato. I profughi, infatti, sono stati spostati visto che l'hub di smistamento è passato a Trento e non sarà più a Rovereto. Non ci interessa fare polemiche e Zeni, fino ad ora almeno, quello che ha detto ha fatto. Per questo preferiamo abbassare i toni e fidarci. Confidiamo che sarà così anche per il futuro del nostro ospedale».
Anche l'assessore alla salute della città della Quercia Mauro Previdi è per il dialogo: «Stiamo trattando con la Provincia per la salvaguardia del Santa Maria e dei ruoli cardine. Ricordo però che la valorizzazione della struttura è stata espressa anche da parte dell'assessore provinciale. La volontà politica di non ridimensionarla c'è e noi confidiamo che le cose vadano per il verso giusto nell'ottica di una considerazione di Rovereto quale secondo ospedale del Trentino e integrato con il Santa Chiara».
I movimenti dettati proprio dalla Provincia negli ultimi anni, però, hanno creato un brutto clima all'interno dell'ospedale: c'è preoccupazione ma anche frustrazione. «Questo lo abbiamo detto chiaro a Zeni: il personale va motivato perché è un ospedale a misura d'uomo e se c'è la giusta motivazione ci sono anche ripercussioni positive e maggiore cura verso i pazienti che ora spesso devono ricorrere a cure fuori provincia. Il sentore di una demotivazione è abbastanza sentito ma da parte mia credo che ci sia ancora il tempo per rimotivare tutti e tenere alto il livello della struttura cittadina come è riconosciuto in tutta Italia».
E gli abbandoni? «Diciamo che ci sono medici che hanno maturato i requisiti e preferiscono andare in pensione piuttosto che continuare a fare da chioccia alle nuove leve e questo dispiace. Però, ripeto, vogliamo mantenere la qualità».