Rovereto: ladro «povero», niente processo Rubava per necessità, la procura archivia
Rubava per necessità, per sostenere la propria famiglia e non certo per arricchirsi alle spalle di altri. E, d'altro canto, la merce che sottraeva dal Superstore del Millennium center aveva un valore commerciale minimo e, soprattutto, era destinata al macero. Un furto, però, è sempre un furto e per il quarantenne marocchino residente in centro città con moglie e due figli piccoli a carico essersi impossessato di generi ancorché di prima necessità non gli ha evitato il licenziamento. Però è riuscito almeno ad evitare il carcere o, peggio, l'espulsione. La procura, infatti, ha accolto la tesi della difesa che ha, a giochi ormai fatti, è riuscita a far riaprire le indagini facendo leva sulla lieve entità della refurtiva, sullo stato di indigenza e appunto su quella roba che, nella pratica, era già destinata alla discarica perché deteriorata o in scadenza.
Alla fine quindi, dopo aver rischiato un processo e una sicura condanna, l'uomo se l'è cavata con l'archiviazione del procedimento. La crisi economica che non sembra concedere tregua, d'altro canto, sta minando l'esistenza stessa di molte persone. In questo caso, poi, non si tratta nemmeno di un furto di merce esposta sugli scaffali e destinata alla vendita ma, come detto, prodotti in stato di pre-rifiuto. A salvare dal processo il giovane è stato l'avvocato Alessandro Olivi che, dopo aver ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, è riuscito a convincere il pm Fabrizio De Angelis a riaprire il caso e disporre un supplemento di indagine. Cosa che è avvenuta e che ha dimostrato come la refurtiva (del valore di 20 euro per gli acquirenti e di poco più di 1o euro per la Coop) fosse stata prelevata dai cassonetti destinati alla spazzatura. Tant'è che il gip Monica Izzo ha accolto la richiesta di archiviazione.
Diversa, invece, la questione del posto di lavoro, irrimediabilmente perso perché, di fronte a un reato, il titolare dell'azienda (sentenze alla mano) ha tutto il diritto di dare il benservito al dipendente. Il dramma, insomma, è ancora concreto. Certo, di mezzo non c'è più il rischio della galera o dell'addio forzato a Rovereto ma di questi tempi cercare impiego è davvero dura. Protagonista della storia, come detto è un cittadino marocchino di 40 anni che da tempo ha scelto la città della Quercia come seconda patria dove mettere su famiglia e stabilirsi per la vita. Tant'è che aveva trovato lavoro in un'impresa di pulizie che si era aggiudicata l'appalto della Coop Superstore del Millennium center.
Un bel giorno, però, i vertici del supermercato della Cooperazione trentina si sono accorti di ammanchi. E hanno indagato pur trattandosi di cose di piccola entità, con importi minimi. A trasformare i dirigenti del supermercato in detective, in verità, è stata la curiosità di scoprire come questi prodotti (soprattutto pasta, sale e detersivi) uscissero dal centro commerciale eludendo il sistema di antitaccheggio.
Andando ad esclusione si è arrivati a focalizzare i sospetti su chi lavorava all'interno quando il sistema antifurto era spento, cioè quando il Superstore era chiuso per pulizie. Da questa segnalazione si sono mossi gli agenti del commissariato di polizia che per alcuni giorni hanno fatto la posta al presunto responsabile, cercando di capire come operasse. È stato così scoperto il quarantenne di origine marocchina dipendente della cooperativa che ha in appalto, appunto, le pulizie quotidiane della Coop. Un caso come tanti, in epoca di disagio senza precedenti, e che stava per finire a dibattimento con inevitabile condanna. Alla fine, però, spostando il focus dall'aspetto giuridico a quello sociale si è riusciti a usare il buonsenso, merce rara, di solito, in un tribunale.