Sassate ai carabinieri e inseguimento in centro
Non tutti reggono l’alcol. A abusarne quando non si riescono a reggere gli effetti di una sbornia non è esattamente una buona idea stupida. Perché la possibilità di mettersi nei guai o fare qualcosa di insensato è piuttosto concreta.
Se poi all’alcol si aggiungono anche delle droghe, finisce che si pesca la carta «vai in prigione senza passare dal via». Ne sa qualcosa un 20enne marocchino in Italia con regolare permesso di soggiorno, arrestato domenica dai carabinieri al termine di quello che poteva essere solo un controllo e si è trasformato in un iseguimento finito in ospedale. L’uomo, processato ieri mattina per direttissima davanti al giudice Michele Cuccaro, rischia di ricordarsi la giornata per parecchio tempo: ha patteggiato una pena di un anno.
I fatti risalgono a domenica pomeriggio. Tutto comincia quando una signora, in via Lungo Leno, nota tre stranieri vicino alla sua proprietà. Forse spaventata per le condizioni dei tre, che erano visibilmente ubriachi e non mostravano l’intenzione di finirla lì, posto che avevano con loro più d’una bottiglia di alcolici, la donna ha chiamato i carabinieri, chiedendo un intervento.
Al loro arrivo i militari immaginavano probabilmente di risolvere tutto nello spazio di pochi minuti: i tre non avevano commesso reati, si trattava di convincerli ad allontanarsi di lì. Banale routine. Ma la conversazione è subito degenerata: i carabinieri hanno chiesto ai tre le loro generalità. Con due di loro nessun problema: hanno mostrato i documenti e anche una faccia pentita abbastanza da non avere problemi, poi hanno girato i tacchi e se ne sono andati a finire la serata da qualche altra parte.
È stato il terzo a decidere di rovinare la giornata a se stesso e ai due militari. Prima li ha offesi - «Se vi incontro in giro vi ammazzo, vi riconosco» - poi ha minacciato di tirare loro la bottiglia che aveva in mano. Infine si è allontanato, non prima di lanciare all’indirizzo dei militari un grosso sasso trovato sul suo cammino. Ovvio che non si poteva lasciare andare in giro in quelle condizioni. E soprattutto ovvio che se prendi a sassate i carabinieri hai buone probabilità di avere conseguenze più gravi della fine anticipata di una bevuta tra amici. Quindi i due militari si sono messi ad inseguire il marocchino, che si è fatto di corsa piazzetta Sant’Osvaldo, Santa Maria, e giù in via Calcinari.
Una fuga finita presto: i carabinieri l’hanno raggiunto in via Calcinari, e a quel punto hanno tenatto di arrestarlo. Operazione riuscita, ma a prezzo di una distorisione al dito di unno dei due. Il giovane infatti si è dimenato, colpendoli più volte. Uno show continuato anche all’ospedale, dove è stato poi accompagnato per le analisi del sangue e perché qualcuno ne verificasse le condizioni, evidentemente non ottimali.
Dopo una nottata in cella, ieri mattina l’uomo è finito in tribunale, assistito dall’avvocato Andrea Azzolini e appesantito da un capo d’imputazione chilometrico, che andava dalla resistenza all’oltraggio alle lesioni. L’avvocato ha potuto solo limitare i danni, patteggiando una pena entro la condizionale: un anno. I due militari, invece, si sono costituiti parte civile, con l’avvocato Daniele Conzatti. Ma per il risarcimento dovranno fare una causa civile.