Vendemmia e tessuti Gli scarti sono moda

Dopo il tessuto di vinaccia, Vegea inventa il filato di tralcio

di Nicola Guarnieri

Vigne, uva e vino sono ricchezze del Trentino. E in alcuni casi sono pure eccellenze. A queste, ovviamente, va aggiunta la grappa che tanto lustro, come brand, sta concedendo alla provincia. E la conferma arriva dalla Fiera dell’Artigianato di Milano che, a inizio dicembre, ha fatto il botto con centinaia di bottiglie vendute. La campagna, però, si porta in dote anche i rifiuti, gli scarti: dalle vinacce alla bucce e financo ai tralci potati si tratta di roba da smaltire. Ecco che qui entra in gioco una startup di Progetto Manifattura che ha brevettato il sistema per modificare metaforicamente la spazzatura in oro.


La Vegea - azienda fondata da Gianpiero Tessitore e Francesco Merlino - ha trasformato i rifiuti della vendemmia in un tessuto ecologico che sta facendo impazzire le grandi «griffe» mondiali della moda. E adesso ci ha pure messo il carico: gli scarti delle potature invernali e primaverili delle vigne diventeranno filati da lanciare soprattutto nel settore opulento del «fashion».

Vegea, d’altro canto, ha trovato terreno fertile in Vallagarina e in Trentino in genere. Perché i vigneti sono tanti e le cantine pure. Ecco quindi che recuperare il pattume, la materia prima del nuovo prodotto invidiato a livello planetario, diventa facile ed economico. Nel linguaggio moderno si chiama «economia circolare» ed è uno dei punti di forza dell’ex Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco. Tantopiù se a inventare nuovi prodotti da merce destinata al macero o all’inceneritore sono dei ragazzi che rilanciano un nuovo concetto di moda ed ecodesign che sta stuzzicando gli appetiti di colossi internazionali. Una grossa mano, come detto, la daranno le cantine, dalle sociali alla private, che vedranno trasformarsi i loro scarti in prodotti pregiati con un mercato d’élite. E alcuni di loro, tra l’altro, vivranno l’avventura del co-brand, un lancio promozionale che assocerà il loro nome a quello, appunto, della prestigiosa e richiestissima moda «made in Italy».


Ogni anno dalla potatura delle vigne di aziende in contatto con Vegea si ricavano 1.200 chili di tralci per ettaro. «Per rendersi conto della grande scalabilità del progetto basta pensare che solo in Italia sono presenti circa 650 mila ettari di vigne, e nel mondo 7,5 milioni di ettari». Il prossimo passo sarà il co-brand. ««Il nostro obiettivo nel 2018 sarà stabilire importanti collaborazioni con i più grandi brand di moda, arredo, automobile e trasporti con i quali valutare modalità e tempi per il lancio sul mercato di Vegea. E questa promozione sarà legata a filo doppio con una cantina. Perché proprio le cantine, e in Vallagarina sono tante, vedono in questo progetto di economia circolare un rilancio che valorizza le biomasse e crea business nella comunicazione del fashion, che è settore trainante. Qui c’è molta materia e, non a caso, abbiamo preso contatti diretti con le cantine». Ma i «rifiuti» li raccogliete campo a campo? «Non è necessario contattare direttamente le aziende perché hanno l’obbligo di portare gli scarti in distilleria: qui il 5% diventa e il 95% va smaltito ed è il materiale che ci serve. Con Marzadro, per esempio, stiamo parlando da tempo».

Il tessuto prima e il filato dopo, tutti figli del «vino» che non finisce in bottiglie, hanno già esaltato sulla passerella milanese. «Abbiamo presentato una prima collezione di abiti, scarpe e borse per mostrare la versatilità e lavorabilità del materiale. Siamo molto soddisfatti degli interessamenti ricevuti da parte degli addetti al settore. La linea di moda, chiaramente, è stata presentata in maniera dimostrativa. Diciamo che il business aziendale è la moda, ma noi vendiamo il biomateriale».

comments powered by Disqus