«A nessuno importa di aiutare gli altri» L'allarme dell'assessore alle politiche sociali
I soldi pubblici sono sempre meno ma la gente, ancorché con la vita allungata, sta sempre peggio. L'immagine è un po' impietosa ma fotografa lo stato dell'arte. Ma la nota dolente è addirittura un'altra: ai cittadini importa poco delle sofferenze del vicino di casa, si lamentano e si rivolgono alle istituzioni solo quando le magagne li riguardano personalmente. Brutale? Assolutamente sì ma è quanto ha riferito in consiglio comunale, senza girarci intorno, l'assessore alle politiche sociali Mauro Previdi . L'occasione per parlare dello stato sociale è stata fornita da una mozione del Partito democratico su «una via nuova all'welfare del nuovo millennio». Un testo corposo che ha analizzato pecche e risultati e che ha preso atto del portafoglio vuoto e, di conseguenza, della necessità di coinvolgere i privati nel sostegno ai bisognosi per evitare di emarginare ancora di più famiglie, anziani soli, disoccupati.
«La situazione è molto complessa - ha spiegato Previdi - ma questo tema viene affrontato di striscio o non affrontato affatto. Alla "Finestra per la Città" e nelle circoscrizioni, in occasione del bilancio, nessuno, né consiglieri né cittadini, ha fatto una domanda sulle politiche sociali. Vuol dire che ci si interessa solo quando il problema ci tocca di persona, magari per il parente anziano da mettere alla casa di riposo o con il lavoro da trovare al figlio. La gente non si interessa di questo tema se non è coinvolta direttamente».
Insomma, aiutare gli altri è diventato un lusso per tutti: gli enti pubblici con le risorse ridotte all'osso, le aziende che investono se hanno un ritorno di immagine o se fanno utili e i cittadini che di pensare al dirimpettaio sofferente ne hanno davvero poca voglia.
Il Pd, analizzando queste lacune che spesso si preferisce ignorare, chiede un sistema di welfare di prossimità e la creazione di distretti dell'economia solidale. Un modo, questo, per riuscire a sostenere una significativa fetta della comunità che vive nel disagio.
«Il discorso della prossimità e della valorizzazione - ha continuato l'assessore in aula - lo stiamo portando avanti, i lavori socialmente utili pure e non solo di piccolo reddito economico per la famiglia ma valorizzazione della persona che è a casa tutto il giorno a fare nulla e che viene rigenerata».
Ma il sistema resiste? «C'è grande difficoltà a mettere tutti in rete. Da parte nostra abbiamo vinto dei bandi di concorso sull'welfare a km 0 (Ortinbosco e Vita in Centro sono stati finanziati dalla Provincia e dalla Fondazione Caritro per 150 mila euro) e cerchiamo di raggiungere tutti gli anziani soli».
Il Comune da solo, però, non basta: si deve realizzare davvero il distretto dell'economia solidale coinvolgendo aziende e commercianti per il benessere collettivo. «Parlando dello sviluppo del commercio nel centro storico stiamo chiedendo ai commercianti di fare un'azione sociale: un piccolo dettagliante può essere occhio e orecchio dell'amministrazione sul territorio per segnalare difficoltà e indirizzare i cittadini che non ricorrono ai servizi sociali per orgoglio e dignità e cambiare idea».
Ma servono soldi. «Stiamo lavorando con il terzo settore, i commercianti e gli industriali. Un'azienda può assumere per sei mesi in prova una persona testata da Formichine e Riciclofficina dove il Comune paga 3 mesi di stipendio e dopo la prova la persona può essere assunta».
Con questo sistema sono stati creati posti di lavoro per 90 donne in difficoltà avviate all'occupazione grazie alle Formichine. E questo è un esempio. Ma le risorse tendono a diminuire e si devono crearne altre da reinvestire nel sociale. «Io ho un'idea: è stato fatto un referendum sull'acqua pubblica. La nostra acqua dello Spino, che come sappiamo è buonissima, per due terzi finisce nel Leno e nell'altro crinale la imbottigliano e la vendono. Il Comune, ovviamente, non può fare l'imprenditore dell'acqua ma può essere un'opportunità e una fonte di risorse. Come, per esempio, lo sviluppo dell'allevamento del baco da seta. Dobbiamo inventare dei lavori ed esplorare degli ambiti che i nostri figli non vogliono fare che è un forma imprenditoriale che produce reddito. Proprio per questo stiamo portando avanti la pianificazione sociale assieme alla Comunità di Valle. È chiaro che se ne parliamo cominciamo pian piano a creare sensibilità su tematiche che sono trascurate».
Palazzo Pretorio, comunque, sta lavorando non tanto per tamponare l'emergenza ma per allestire un cartello pubblico-privato in grado di sostenere il welfare. «Qualcosa in cantiere c'è già: la riqualificazione dello spazio dentro la stazione ferroviaria con dieci associazioni che allestiranno una vetrina per la città; ma anche progetti innovativi sulla disabilità e l'inclusione con la gestione della zona camper ad Amr insieme ad una cooperativa. È chiaro, però, che la ricerca di risorse che non deve essere assistenzialismo. E poi chiediamo alle aziende di non limitarsi a prendersi cura di una rotatoria ma anche delle persone; noi cercheremo il modo per avere un ritorno di immagine».