Una quindicenne denuncia: «Molestata in ospedale»
Il tema delle molestie sulle donne è molto serio, e va affrontato con la dovuta presa di coscienza. Se poi di mezzo ci va una ragazzina, allora la cautela diventa parola d’ordine. Nel rispetto di tutte le parti. Ieri in sede di camera di consiglio al Tribunale di Rovereto è stato affrontato un caso particolarmente delicato ma che, proprio per le implicazioni estremamente pesanti, va a toccare diversi ambiti: etici, giuridici e sociali.
I fatti risalgono ad inizio anno, fine gennaio, quando una quindicenne, a causa di una serie di sintomi allarmanti, si reca all’ospedale di Rovereto per essere sottoposta a esami radiologici. Per questo tipo di accertamenti, alla ragazza, come peraltro prevede la procedura medica, viene somministrata una leggera sedazione. Ed è nel corso di questa dinamica che qualcosa accade, qualcosa che non convince la giovanissima paziente: al suo risveglio, infatti, l’esperienza in sede ospedaliera si adombra di connotati oscuri e preoccupanti. La ragazza infatti riferisce di aver subito attenzioni che con la pratica sanitaria nulla avrebbero a che fare.
Ovviamente questo tipo di testimonianza può avere ricadute molto pesanti, ed è proprio per questi motivi che viene deciso di procedere con grande delicatezza e cautela. Da qui parte dunque tutta una serie di accertamenti. La testimonianza della quindicenne però è assolutamente coerente ed il suo racconto, pur con le inevitabili lacune determinate dall’aver assunto farmaci che abbassano il livello di consapevolezza, è una storia estremamente credibile.
Ma c’è un ma. La ragazzina e l’uomo che avrebbe approfittato del suo ruolo di assistenza infermieristica per allungare le mani in maniera del tutto illegittima, alla prova dei fatti e al vaglio delle diverse testimonianze, non si sarebbero mai trovati da soli. E quello che la ragazza ha percepito come molestia non avrebbe trovato riscontro da terze parti.
Il caso, al momento, è ancora formalmente aperto, perché il giudice dell’udienza preliminare non sarebbe ancora giunto a conclusioni, ma questo è un tema che comunque apre molti interrogativi di varia natura e può raccontare uno spaccato di vita in cui ci sono due soggetti, ognuno vittima a suo modo.
Se infatti prevarrà la tesi dell’accusa, la ragazzina avrà mostrato determinazione e coraggio nel denunciare le molestie, ma comunque si troverà ad affrontare una drammatica esperienza. Se invece le testimonianze che confermano che i due non sono mai restati soli faranno prevalere la tesi della difesa, andrà ringraziata la buona stella dell’uomo indicato come molestatore di minorenni e che, per una serie fortuita di coincidenze avrà potuto dimostrare la sua estraneità ai fatti, e così uscire da quello che a buon diritto può essere definito un brutto incubo.
Ecco perché la cautela, in casi come questi, è d’obbligo. E sempre più i protocolli, sia in ambito educativo che sanitario, prevedono che in caso di minori vengano rispettate procedure precise e ogni precauzione in più non sia da considerarsi superflua.