A Rovereto nasce il «polo della gomma»
Marangoni si restringe ma gli spazi nel grande stabilimento di via del Garda saranno occupati da start up che si occupano di gomma. Il via libera della Provincia rilancia il polo «stradale» di Rovereto ma, nonostante i toni trionfalistici di piazza Dante, non risolve i problemi dell’occupazione. Soprattutto degli esuberi annunciati da tempo dal colosso roveratano. La Provincia, per ora, si limita a gongolare per la nascita del sito produttivo, un tempo interamente occupato dal gruppo Marangoni ma d’ora in avanti riferimento internazionale per gli pneumatici.
Oltre all’azienda di casa, infatti, si insedieranno Aiken, LeCont (azienda lagarina produttrice di ruote da kart e leader nel settore) e Sicur Tyres Group (che offre servizi tecnici per la vendita di pneumatici). La giunta provinciale ha dato ieri il via libera al progetto coordinato da Trentino Sviluppo, proprietaria dell’immobile. A sostenere questo cambio di passo è l’assessore provinciale Achille Spinelli. «L’accordo è importante per più ragioni: consente di dare maggiore sostenibilità alle attività di Marangoni, anche in ottica di favorire i suoi prossimi passi verso l’integrazione con altro gruppo industriale, e consente a due realtà imprenditoriali di proiettare i loro business verso obiettivi più ambiziosi».
Il nuovo polo avrà l’obiettivo di creare condivisione delle competenze, complementarietà delle attività e reciproca valorizzazione e accelerare nuove idee imprenditoriali.
Lo stabilimento di via del Garda, che occupa 39 mila metri quadrati coperti su un’area di 108 mila metri, ospiterà in via prevalente l’attività industriale di Marangoni ma aprirà i settori A, B e C alle attività di Stg, Aiken e Le Cont per complessivi 14 mila metri quadrati coperti e circa 6 mila esterni. Per Marangoni questa operazione consente l’avvio di una nuova stagione industriale con Rovereto individuata per diventare l’hub di riferimento per le attività di ricerca, sviluppo e innovazione del gruppo industriale. «Marangoni, in questo nuovo scenario - spiega il presidente Vittorio Marangoni - oltre a confermare la leadership nell’economia circolare degli pneumatici, intende essere precursore nello sviluppo di nuovi modelli di business basati sull’applicazione della sharing economy nel settore manifatturier».
Tutto bene? Giammai! Politica e industria, ancora una volta, si è dimenticata di avvisare i sindacati, i rappresentanti dei lavoratori non certo gente qualunque.
«Non sappiamo niente. - tuona infatti Mario Cerutti della Cgil - La Provincia fa queste cose senza condividerle con noi sindacati. Cosa comporta questo polo di fronte alla situazione drammatica della Marangoni? Non sappiamo nulla dell’occupazione. Ci piacerebbe capire cosa risolve a livello di manodopera visto che stiamo parlando di lavoratori e di famiglie».
La situazione, in fabbrica, è drammatica. A breve finiranno la cassa integrazione e la solidarietà e in tanti rischiano il posto. «Ci siamo dati un incontro a metà gennaio visto che a marzo la solidarietà finisce. Rischiamo di insediare microaziende ma l’occupazione? Dietro ci sono gli esuberi della Marangoni. Se portano altre aziende vuol dire che Marangoni si ricompatta e licenzia. Quelli che entrano assorbono gli esuberi?».
La preoccupazione è lecita, soprattutto in assenza di comunicazione da parte di azienda ma soprattutto Provincia.
«Questa cosa del centro della gomma risale a due anni e mezzo fa e tutti si erano messi a ridere. Per noi sono validi gli accordi firmati con Olivi. Tra poche settimane finisce la cassa integrazione. Che fine faranno i lavoratori? La Provincia non ha una regia e questo ci preoccupa».
Il silenzio piace ancora meno. «Questo processo andava condiviso. L’azienda va avanti coi suoi percorsi ma nessuno sa niente. Ci lascia molto perplessi. Dopo le feste chiederemo un incontro urgente all’assessore Spinelli. Se questo significa assorbire gli esuberi Marangoni va benissimo ma il fatto che non sappiamo nulla mi lascia perplesso. Se a metà gennaio nessuno non ci dice niente marciamo su Trento perché tagliare fuori il sindacato vuole dire la fine di tutto».