Espulso dall'Italia, ma non poteva andarsene perché detenuto per spaccio: il giudice gli dà ragione, ed è ancora qui
ROVERETO - Non ha ubbidito al questore ma, pur non rispettando quanto imposto dall'autorità - che per il codice penale non si deve discutere - per il giudice di pace non ha commesso reato. E così un giovane straniero - con precedenti penali per droga e colpito da decreto di esplusione dall'Italia - si è ritrovato di fatto libero di circolare e senza una «mazzata», ancorché economica, sulla testa.
Il pm, infatti, aveva chiesto una condanna a 12mila euro di multa per non aver appunto ottemperato all'ordine di allontanamento del questore. Il tutto, per altro, con la recidiva infraquinquennale.
L'immigrato era incappato in un controllo stradale dei carabinieri: paletta, saluti di circostanza e poi, come sempre, la gentile richiesta di esibire i documenti. Tutto secondo la prassi con consueta verifica dell'automobile e degli occupanti. E la risposta del terminale della centrale operativa di largo Dalla Chiesa ha fatto scoprire ai militari dell'Arma che l'uomo era destinatario anche di una custodia cautelare in carcere oltre ad essere stato colpito da un provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale entro sette giorni dalla notifica del provvedimento. Che, per capirci, è avvenuto a mano visto che l'imputato, in quel momento, era detenuto nella casa circondariale di Montorio Veronese in seguito ad una condanna per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Per la legge, una volta scontata la pena e pagato il debito con la giustizia italiana, avrebbe dovuto essere espulso.
Ma dal nostro Paese non se n'è mai andato tant'è che è incappato in un posto di blocco dei carabinieri a bordo di una macchina. Di qui la segnalazione e la conseguente nuova imputazione emessa della procura di Rovereto per non aver ottemperato all'ordine del questore. Un «foglio» che, a rigor di logica, non avrebbe mai dovuto esserci perché, per la legge appunto, l'immigrato, una volta pagato il suo debito carcerario e dunque uscito di galera, avrebbe dovuto essere espulso. Insomma, il mancato allontanamento coatto dal suolo italiano ha, di fatto, invalidato il sucessivo ordine.Non a caso per il giudice Paola Facchini - che, come detto, ha assolto lo straniero perché il fatto non costituisce reato - «trovandosi detenuto in carcere al momento della notifica del decreto di allontanamento dall'Italia deve ritenersi che il comportamento richiesto dal questore non era in quel momento esigibile dal destinatario, nei confronti del quale avrebbe dovuto operare la misura di sicurezza dell'espulsione a fine pena secondo gli elementi di valutazione allegati dalla procura.
Considerato un tanto, il signor O.F. non è tenuto a rispondere del reato contestato in quanto la mancata osservanza dell'ordine dell'autorità è giustificata dalla limitazione della libertà personale che stava scontando presso il carcere di Verona. Sulla necessità della valutazione della sussistenza di un giustificato motivo all'inottemperanza dell'ordine di allontanamento ha preso posizione la corte costituzionale la quale ha precisato che la clausola del giustificato motivo funge da valvola di sicurezza del meccanismo repressivo, evitando che la sanzione scatti allorché, anche al di fuori della presenza di vere e proprie cause di giustificazione, l'osservanza del precetto appaia concretamente inesigibile, in ragione, a seconda dei casi, di cause ostative a carattere soggettivo od oggettivo: estrema indigenza, indisponibilità di un vettore o di altro mezzo di trasporto idoneo, difficoltà nell'ottenimento di titoli di viaggio».