Coronavirus / Il caso

Non gli danno il bimbo al nido, papà no vax chiama la polizia

Il caso è arrivato all'attenzione del Consiglio comunale, portato dalla consigliera della Lega Cristina Luzzi che, investita del caso dal papà in questione, ha interrogato l'assessora e vicesindaco Giulia Robol: "La regola è chiara, chi non ha il green pass non può entrare"

di Matthias Pfaender

ROVERETO. Le maestre dell'asilo nido rifiutano di farlo entrare o di consegnarli il bimbo all'esterno dell'edificio, ed il genitore senza green pass decide di chiamare i Carabinieri per riavere il figlio. E alla fine, dopo accese discussioni, il piccolo viene "scortato" fuori dalla struttura da una delle educatrici, alla presenza di vigile urbano, e riconsegnato al papà al di fuori dell'area di pertinenza dell'asilo. È successo una decina di giorni fa in uno degli asili nido comunali della città.

L'episodio, che segue a stretto giro il caso di una mamma senza certificato verde che si era vista respinta alla porta del nido, è esemplare delle difficoltà del sistema educazione di questi tempi. Il caso è arrivato all'attenzione del Consiglio comunale, portatovi dalla consigliera della Lega Cristina Luzzi che, investita del caso dal papà in questione, ha interrogato l'assessora e vicesindaco Giulia Robol.

«La norma è chiara - ha dichiarato in aula Robol -: nessuno, che sia docente o genitore o altrimenti impiegato nell'attività delle scuole, può accedere agli edifici scolastici senza green pass».

Quindi le operatrici, nell'impedire al papà in questione di entrare sprovvisto di certificato verde, hanno solo rispettato alla lettera le regole. Ma se nel resto delle altre scuole si può lasciare i genitori all'esterno e lasciare che siano i figli a raggiungerli fuori sulla strada, nel caso degli asili nido la cosa ovviamente si complica: in molti casi i piccoli in questione non sanno neanche camminare, e comunque il ritiro e la consegna di bimbi dai sei mesi ai tre anni richiede del tempo, a cominciare dalle operazioni di vestizione. Operazioni che, con il freddo in arrivo, è parimenti impensabile di fare in strada.

«E non è neanche pensabile - ha sottolineato Robol - che le maestre, il cui rapporto è di una per ogni nove bimbi, possano sostituirsi ai genitori. Nel frattempo dovrebbero lasciare soli gli altri bimbi a loro affidati, e questo non sarebbe corretto nei confronti dei tanti genitori (la grande maggioranza, ndr) che si sono vaccinati».

Da qui l'iniziativa del Comune: allargare la possibilità di delega del ritiro dei piccoli, estendendola non solo a zii, nonni o baby-sitter ma anche ai genitori dei compagnetti dei figli, che acconsentono di ritirare, oltre al proprio figlio, anche i figli dei genitori sprovvisti di green pass.

«Certo si è trattato di un episodio che non dovrà più ripetersi - ha messo in chiaro Robol -, e che ha investito un ambito, in generale la scuola, che già sta soffrendo molto per il periodo. Le maestre fanno il possibile per mantenere aperte le strutture, ed in capo a loro è stata riversata una responsabilità enorme. Soprattutto in questa fase, in cui assistiamo purtroppo anche in Italia ad un aumento sensibile dei contagi, anche tra giovani e giovanissimi, è inaccettabile che un genitore chiami le forze dell'ordine per riavere il figlio. Non dò giudizi sulla loro scelta di non vaccinarsi - ha ripetuto più volte durante il suo intervento di aula - ma serve ora la collaborazione di tutti».

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