Rovereto, Nessuno vuole gestire il bicigrill alle Fucine (perché bisogna comprarsi i mobili)
Il bando del Comune è andato deserto e il centro sportivo a Borgo Sacco resta orfano di un punto di ristoro con terrazza, eppure lo si potrebbe avere per sei ammi, a prezzo agevolato, con tanto di terrazza affacciata sul Leno
ROVERETO. L'dea di far rinascere la città con un nuovo bicigrill in un posto tattico, per i potenziali incassi, e di grande passaggio, evidentemente non piace. In un'epoca in cui si pensava che la ristorazione fosse un traino per l'economia ci si è invece scontrati contro la poca voglia (sicuramente giustificata dai conti che ognuno si fa in tasca) di avviare un'attività imprenditoriale.
E così il bando varato dal Comune, che sulla carta avrebbe dovuto attirare offerenti come mosche al miele, è andato deserto.
Stiamo parlando del centro sportivo delle Fucine, inaugurato un lustro fa dopo una spesa di 5 milioni di euro, che avrebbe dovuto arricchirsi con un bar-ristorante in «odore» di bicigrill. Raggiungibile sia da Sacco che dalla pista ciclabile lungo il Leno, collegata con una passerella, quest'area per l'attività all'aperto, animata da curve avveniristiche, è un fiore all'occhiello.
La cittadella al di là della ferrovia e baciata dal torrente, d'altro canto, è un centro nevralgico per lo sport.
In pratica è il quarto polo dopo stadio Quercia, Baldresca e Baratieri e con il campo di Noriglio trasformato nel tempio lagarino del rugby. Ma pensare a rifocillare sportivi o semplici passanti non piace. Tanto che nessuno ha presentato un'offerta al Comune e quel gioiello resterà, ancora per un po', chiuso in cassaforte.
Alle Fucine, come detto, al di là della palestra, del sintetico per il calcio e gli allenamenti e dei servizi, campeggia una splendida terrazza a sbalzo che a breve ospiterà un locale per la ristorazione e i rinfreschi. Insomma, quel fazzoletto di città era pronto per diventare a tutti gli effetti un nodo aggregativo e socializzante in grado di riunire l'urbe nel futuro grande parco del Leno.
Tanto per snocciolare dei numeri relativi alle potenzialità attrattive dei siti sportivi, si ricorda che gli impianti per l'attività fisica ospitano ogni sera tremila giovani atleti.
Il centro sul Leno, per la cronaca, è stato realizzato da artigiani locali che, tra l'altro, hanno costruito a mano le gradinate e adottato soluzioni ecocompatibili preziose. Dall'esterno sembra un'astronave con i colori della città e i materiali impiegati garantiscono la certificazione energetica A+ (mai raggiunta da palestre o palasport).
L'opera si completa con una terrazza a sbalzo sui campi.
E proprio qui avrebbe dovuto partire un locale ristoro con annessa veranda. Ma il bando varato dalla giunta non è stato colto.
Il punto ristoro, dunque, resta chiuso. E questo nonostante la gestione sarebbe affidata per sei anni rinnovabili. A bloccare gli astanti, forse, ci ha pensato l'onere di provvedere agli arredi.