Mancano i medici, Pronto Soccorso di Rovereto a rischio: di notte solo quattro dottori disponibili, impossibili turni e ferie
Un problema di tutto il Trentino: come ad Arco, come a Trento, «i professionisti non ce la fanno più, e molti se ne vanno a Bolzano dove si lavora meglio»
ROVERETO. Oggi i carichi di lavoro sono già pesanti perché il bacino di utenza, di fatto, comprende tutto il Basso Trentino. Ma da giugno la situazione al Pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto diventa davvero difficile. Domani, mercoledì 1° giugno, va in pensione una dottoressa. Il prossimo primo luglio si trasferisce un medico. L'Azienda sanitaria non prevede di sostituirli.
Così, degli otto medici dell'organico, ne restano sei. Due di essi hanno l'esonero dalle notti. Per il servizio notturno rimangono quattro medici: significa che a ciascuno di loro tocca fare almeno sette notti al mese.
«La situazione sta diventando insostenibile - sostiene il segretario provinciale della Uil Flp sanità Giuseppe Varagone - Ad oggi a Rovereto ci sono otto medici in pianta organica. Dal primo giugno uno di essi va in pensione, dal primo luglio un altro va via, si trasferisce a Bolzano dove ritiene di trovare condizioni migliori. Chi va via non viene sostituito. Quindi si scende da otto a sei. Considerando che due medici hanno l'esonero dalle notti, da giugno i quattro rimanenti dovranno fare sette-otto notti ciascuno».
«Poi sono a rischio le ferie estive - aggiunge Varagone - Il piano ferie è già stato fatto, c'è il rischio che salti». Questa carenza di personale arriva in un Pronto soccorso che già scoppia per il lavoro attuale, dove di fatto Rovereto copre un'area molto più vasta della Vallagarina.
«Non ce la fanno più» afferma Varagone che, come gli altri sindacati di categorie, riceve molte segnalazioni dagli operatori sanitari sulle difficoltà del reparto. «Si fanno già pochi riposi, un paio al mese, gli operatori sono stressati per il tanto lavoro, un problema che abbiamo già fatto presente. Le notti aumentano, non si fa che smontare e rimontare».
La vita personale così pesante porta a proporre azioni di protesta. Ma c'è anche chi cerca altre altre sedi di lavoro, magari fuori dal Trentino.
«Bolzano sta diventando un concorrente pericoloso - sostiene il sindacalista - I turni sono migliori, i pagamenti anche, ci sono più riposi, la vita è più semplice. Alcuni dicono che vale la pena di fare cinquanta chilometri per avere tre o quattro riposi al mese».
Le carenze di organico nei Pronto soccorso di tutta la provincia erano emerse già a inizio maggio quando l'Azienda sanitaria provinciale, a fronte di accessi in aumento anche del 10% rispetto al periodo pre-Covid, aveva indicato in una ventina i posti non coperti fra Trento, Rovereto e gli ospedali di valle e aveva indetto una selezione pubblica per ricercare medici a cui affidare incarichi libero professionali a chiamata, i cosiddetti gettonisti.
All'ospedale di Arco si sostituiscono i medici mancanti sia con gettonisti che con sanitari del reparto Medicina dello stesso nosocomio.
Tra le soluzioni proposte era poi emersa l'ipotesi di affidare parte dell'attività del Pronto soccorso, le persone con codici di minore gravità, a cooperative di medici esterni. La proposta dell'Azienda aveva trovato quantomeno perplessi i sindacati.