Minacce all’autista, condannato: multa salata per un passeggero che ha inveito contro il lavoratore
La sicurezza sui mezzi pubblici di Trentino Trasporti è da sempre una croce della mobilità. Per la prima volta un conducente di tram ha deciso di denunciare un utente che in più occasioni ha promesso la sua morte
ROVERETO. La situazione è tollerata da due lustri e, di quando in quando, gli autisti di Trentino Trasporti minacciano lo sciopero. E non si tratta di rivendicazioni salariali ma di esigenza di sicurezza. Perché chi guida un torpedone - in servizio urbano o extra tanto fa - è spesso in balia di balordi, vandali e violenti che a bordo fanno quello che vogliono.
Per anni, come detto, questo «assalto» al conducente - in faccia al vecchio cartello che, su tram e corriere, in passato vietava di parlare all'uomo al volante - è rimasto impunito. Fastidioso, certo, pericoloso anche e sempre segnalato. Ma alla fine, numeri alla mano, la possibilità di imbarcare qualche guardiano non era possibile. La società di trasporti, però, qualcosa ha fatto: numeri veloci per far intervenire le forze dell'ordine e telecamere di sorveglianza per scoraggiare i malintenzionati.
Purtroppo questi accorgimenti alle volte non bastano. Ne sa qualcosa S.F., autista sulla linea urbana di Trentino Trasporti, preso di mira a lungo da un passeggero straniero (H.D.) che, in verità, non ha mai alzato le mani ma si è solo prodigato in minacce. Tanto da sfociare in querele poi ritirate dal guidatore perché, mano sul cuore, non voleva mettere in difficoltà il discolo. A fine 2021, però, il mariuolo ha esagerato minacciando di morte l'autista facendo leva su un caso estremo accaduto a Mantova, con un guidatore dei bus urbani ucciso a sprangate.
La denuncia, stavolta, è finita in udienza davanti al giudice di pace. Che, per capirci, ha condannato il passeggero a 800 euro di multa per minacce aggravate a pubblico ufficiale. E buon per lui che la vittima non ha voluto costituirsi parte civile e quindi non ha «minacciato» il suo portafoglio.
La sentenza, però, è un'apripista perché se, fino ad ora, in pochi hanno preferito chiudere la vicenda per evitare strascichi giudiziari, questo potrebbe dare la stura a querele e processi per cercare di tamponare un fenomeno di malcostume di chi sale sul tram e si ritiene impunito.H.D, per capirci, nel luglio 2021 era salito sull'autobus con l'intenzione di minacciare l'autista che, come detto, in passato l'aveva denunciato anche se poi graziato rimettendo le querele.
In quell'occasione, però, il balordo di turno (volto noto che bazzica all'Urban City di corso Rosmini) si era rivolto a S.F. in malo modo: «Tu sei quello che mi ha denunciato, farai una brutta fine, io sono solo, con mille euro ti spacco la testa, hai visto cosa è successo a Mantova», ricordando appunto l'omicidio. É stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Tanto che stavolta la denuncia è andata avanti anche se all'udienza l'imputato non si è presentato. A quel punto si è ascoltata solo la versione della parte lesa e dei testimoni che hanno raccontato come il conducente abbia subito in più occasioni delle molestie del tutto gratuite da parte dell'imputato durante i turni di lavoro. L'ultima volta, quella in questione, l'utente appena salito aveva puntato il dito contro il dipendente di Trentino Trasporti.
Troppo per non provare a darci un freno. Tantopiù che le minacce, oltre che sull'autobus, sono continuate anche sotto casa. La giudice di pace Paola Facchini, a fine causa, ha ritenuto che, «anche se la minaccia non ha provocato particolare timore nella parte offesa avendo questa svolto lavoro di trasporto valori e vigilanza presso le banche ed essendo preparata a difendersi, la prospettazione di un male ingiusto ha comunque determinato lesione della sfera psicologia della vittima intesa come turbamento d'amino e limitazione alla libertà morale in quanto l'autista ha sentito la necessità di far cessare tale invadenza e molestia per poter svolgere in pace il proprio lavoro».