Covid, bufera sull'anagrafe dopo il no all'ingresso di una persona che rifiutava di misurarsi la temperatura
Alla porta c'era ancora il termoscanner (poi rimosso), malgrado la legge non imponga più la verifica della febbre per chi accede agli uffici pubblici. Alla fine sono intervenuti i carabinieri cui si è rivolto il cittadino "cacciato": la vicenda è rimbalzata anche in consiglio comunale
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ROVERETO. Ci è voluto l'intervento dei Carabinieri per rimettere ordine all'ufficio anagrafe del Comune di Rovereto, dove un funzionario qualche giorno fa ha indebitamente mandato via un cittadino che si era rifiutato di farsi misurare la temperatura corporea prima di accedere agli uffici, atto in palese violazione di quelle che sono le attuali regole per l'accesso agli uffici pubblici a seguito dell'allentamento delle misure anti Covid.
L'episodio si è verificato il 4 gennaio scorso, ed è stato dibattuto in Consiglio comunale, dove è stato portato, con una domanda di attualità, dal consigliere dell'Unione popolari Roberto Chemotti, della maggioranza che sostiene il sindaco Francesco Valduga. «Lo scorso 4 gennaio - ha dichiarato Chemotti - un cittadino è stato allontanato dall'ufficio, benché avesse una prenotazione, perché non si è misurato la temperatura corporea prima di entrare».
Di fronte alla risolutezza del funzionario comunale a non farlo entrare - azione che travalica di molto quella che è l'autorità di un dipendente pubblico in forza all'ufficio anagrafe - il roveretano si è recato, insieme con la moglie che era con lui al momento della "cacciata" da piazzetta Sichardt, dai Carabinieri.
«Qui ha avuto conferma - ha continuato Chemotti - della sua facoltà di accedere all'ufficio senza alcun vincolo. Il dipendente comunale, contattato dai Carabinieri, ha però cambiato versione e ha detto che l'accesso può avvenire anche senza misurazione della temperatura corporea, ma previa firma di un documento che attesti la volontà del cittadino di non sottoporsi al controllo».A rispondere a Chemotti in aula è stato lo stesso sindaco Valduga, il quale ha ammesso che l'episodio è solo l'ultimo di una serie di casi analoghi che hanno caratterizzato l'ufficio anagrafe del Comune, evidentemente protagonista di una politica autonoma, quanto illecita, di restrizioni all'accesso in chiave anti Covid.
Per parte sua Valduga, pur riconoscendo l'irregolarità del comportamento del dipendente comunale, ha provato una difesa della struttura, ribadendo che «l'emergenza sanitaria è finita per decreto, ma non nella realtà. Quindi andremo avanti con la richiesta delle autocertificazioni, confidando nella responsabilità delle persone, che non devono frequentare luoghi al chiuso con più di 37,5 gradi».
Intanto però il termoscanner all'ingresso dell'anagrafe è stato rimosso.