Cuore artificiale, ora è una prospettiva reale: la lectio magistralis di Gino Gerosa
Il direttore trentino di cardiochirurgia del policlinico di Padova, luminare in tema di trapianto cardiaco e cuore artificiale: «Organi di maiali "lavorati" con cellule del ricevente»
FUORICLASSE Chi è Gino Gerosa
GEROSA Trapiantato un cuore fermo da 20 minuti
ROVERETO. Sala della Filarmonica piena lo scorso lunedì l'incontro "cuore artificiale nell'era della intelligenza artificiale" organizzato dai Rotary club cittadini. Ospite d'onore Gino Gerosa (nella foto), direttore della cardiochirurgia del policlinico di Padova, luminare in tema di trapianto cardiaco e cuore artificiale, coadiuvato dai due cardiologici dell'ospedale di Rovereto, il primario Maurizio del Greco e Domenico Catanzariti.
Catanzariti ha illustrato le nuove tecniche in grado non solo di "stimolare" il cuore, ma di stimolarlo nel modo più fisiologico possibile al fine far guadagnare forza di contrazione al cuore scompensato.
In pratica queste nuove tecniche consistono nel posizionare il catetere del pacemaker non più, come di abitudine negli anni passati, nel ventricolo destro, ma in "siti" alternativi (e difficili da raggiungere in modo affidabile): il fascio di His (lo snodo più importante delle vie di conduzione elettrica del cuore) e la branca sx.
Del Greco si è soffermato sugli "incidenti" di percorso cui il cuore malandato può andare incontro, in modo improvviso e fatale: le aritmie ventricolari maligne alla base dell'arresto cardiaco che, se non prontamente rianimato, porta a morte il paziente. Il progetto, già in avanzata fase di strutturazione, è veramente innovativo perché si propone di distruggere (in termine tecnico si chiama "ablazione)" la zona di cuore da cui nasce la aritmia maligna, non più portando dei cateteri (con cui erogare la energia "distruttiva") nella zona critica, ma con la protonterapia.
La relazione di Gerosa è stata una vera Lectio magistralis sullo stato dell'arte del trapianto cardiaco e delle prospettive future alternative al trapianto di cuore "tradizionale", che attualmente non riesce a soddisfare che un terzo del bisogno, messo fortunatamente "in crisi" dalla "benedetta" drastica riduzione dei donatori di organo, essenzialmente legata alla legge che rende obbligatorio l'uso del casco in moto.
Per ampliare la platea dei cuori trapiantabili, il centro diretto da Gerosa ha per primo effettuato un trapianto con cuore "fermo", una eresia fino a poco tempo fa. Altri centri si sono incamminati su questa strada con risultati incoraggianti. Ma non basta, ha sottolineato Gerosa, introducendo il tema del cuore artificiale.
Dopo aver evidenziato i limiti delle protesi attualmente in uso (ingombro, rumorosità, scarsa biocompatibilità) che le rendono "idonee" solo come "ponte" per il trapianto ha illustrato le tre direttive su cui sta lavorando il suo progetto per un cuore piccolo, biocompatibile, silenzioso e non più ponte per il trapianto ma trattamento definitivo: lo xenotrapianto con cuore di maiale geneticamente modificato, il cuore di maiale "decellularizzato" cioè svuotato dalle miocellule native sostituite con miocellule del ricevente ottenute con cellule staminali totipotenti.