Rovereto

I novant'anni di Bruno Ballardini «Io, avvocato fin da ragazzo»

Da studente difendeva i compagni di classe, poi la pratica legale con i “maestri” Ravagni e Canestrini e quindi la professione tra impegni familiari e la passione per la vela. Dal 1996 al 2000 è stato anche sindaco: «La Costituzione è sempre stata la mia grande bussola. La sinistra? Ci saranno sempre donne e uomini schierati dalla parte di chi non ha voce»

di Carlo Andreatta

ROVERETO - Bruno Ballardini ha appena compiuto 90 anni (ieri, 5 aprile), molti dei quali impegnati a difendere i diritti. Avvocato battagliero, uomo di cultura, marito, padre, nonno: un ritratto tra professione, famiglia, vita civile.

Dove è nato?

Sono nato (in casa) a Riva del Garda, terzo di cinque figli. L’infanzia è stata divisa tra Riva e Levico, località nella quale si era trasferita la mia famiglia. Ho iniziato le elementari a Riva e le ho concluse a Levico. Poi ho trascorso 5 anni al collegio Murialdo di Riva (i tre anni delle medie e i due di ginnasio). Ho frequentato gli ultimi tre anni al liceo Prati di Trento. Quindi sono andato a Padova, nella cui università mi sono laureato in giurisprudenza.

Che cosa l’ha spinta a diventare avvocato?

Credo di essere nato avvocato. Ho ricordi molto vividi di quando ero ragazzo, mi veniva naturale parlare a nome della classe. Se dovevo difendere qualcuno, lo facevo con naturalezza.

Con chi ha incominciato la pratica legale?

Con Lamberto Ravagni a Trento, poi con Sandro Canestrini a Rovereto. Li ritengo entrambi miei maestri. Poi ho costituito con mio cugino Renato Ballardini (recentemente scomparso, ndr) uno studio legale: per la verità due, uno a Riva (con Paolo Pasolli) e uno a Rovereto (con Paolo Mirandola).

Lei ha lavorato anche in banca, quando?

Sì, ho fatto anche un’esperienza in banca: tre anni, dal 1959 al 1961 compresi. Ero uno studente-lavoratore. A Cavalese il mio primo servizio. Ma sono stato anche a Riva, Rovereto, Arco, Trento. Poi ho chiesto 6 mesi di aspettativa e così sono riuscito a laurearmi.

Ricorda la sua prima causa?

Una causa civile: ho subito capito che la professione di avvocato sarebbe stata molto impegnativa.

E l’ultima causa di cui si è occupato?

Una causa penale complessa, ma sicuramente ho chiuso in bellezza, come si usa dire.

Che rapporto aveva con i magistrati?

Un rapporto di reciproco rispetto, ho sempre rivendicato il mio ruolo di difensore, rispettando, nel contempo, le decisioni dei magistrati anche quando non le condividevo.

Secondo lei, i tribunali funzionano bene? Le cause - civili e penali - vengono evase velocemente?

In Trentino, e in particolare a Rovereto, sì, da sempre. Nel resto del Paese, purtroppo, no. Non penso sia soltanto un problema di organici.

La riforma della giustizia del ministro Carlo Nordio presenta, secondo lei, degli aspetti positivi o sarà un danno per gli italiani?

Viene postulata la separazione delle carriere, e ciò può portare ad una dipendenza del PM dall’esecutivo, come succede in quasi tutti i Paesi nei quali la separazione è stata adottata. Qual è il pericolo, aggiungerei grave? È quello che venga a cadere l’obbligatorietà del processo penale e con ciò il principio - sacro in democrazia - che “la legge è uguale per tutti”.

Bruno Ballardini si è occupato di politica: a partire da quando e perché?

Mio padre era di fede social-democratica; io mi sono iscritto al Psdi. Poi sono passato al Psi. Ho sempre creduto nella democrazia e in alcuni valori come la pace, la solidarietà, l’attenzione agli ultimi. La Costituzione è sempre stata la mia bussola.

Secondo lei, quale sarà il futuro della Sinistra italiana?

Non ho dubbi, ci saranno sempre donne e uomini schierati dalla parte di chi non ha voce.

Lei è stato anche sindaco di Rovereto: ci vuole parlare di questa esperienza?

Dal 1996 al 2000 sono stato sindaco, un’esperienza molto interessante con alcuni momenti difficili che comunque sono riuscito a superare.

Quali?

Il primo: la trasformazione dell’Asm da municipalizzata in società per azioni; successivamente c’è stata la fusione con la Sit (di Trento) in “Trentino Servizi”. Erano anni in cui dal tradizionale servizio dell’elettricità ne sono stati aggiunti altri: il gas, le fognature, il teleriscaldamento. Anni di grandi e significativi cambiamenti. L’opposizione - ma non solo - temeva che si perdesse l’Azienda considerata un fiore all’occhiello di Rovereto. Il secondo momento di difficoltà ha riguardato la costruzione del Mart con le relative problematiche che tutti ricordano.

Lei è in pensione o lavora ancora?

Io sono in pensione da quando ho compiuto 65 anni: ma finché sei iscritto all’albo puoi esercitare. Anche se non frequento più da qualche anno le aule dei tribunali ogni giorno vado in studio e mi occupo di questioni legali.

Passiamo alla vita privata: come trascorre le giornate?

Da sempre leggo molto: libri, saggi, giornali, riviste; a partire dal mattino presto. Poi ho sempre dedicato tempo alla famiglia: a mia moglie, ai miei figli, ai miei nipoti (ne ho due straordinari), a mia sorella Antonietta. Dimenticavo: mi piace il giardinaggio.

E l’interesse per la musica?

Da giovane ero appassionato di jazz; poi c’è stata la passione per il “Canzoniere Italiano”; dopo su stimolo di mia moglie è arrivata la musica classica. Dal 2001 fino al 2010 sono stato vice presidente della Fondazione Orchestra Haydn di Trento e Bolzano.

Oltre a fare l’avvocato lei ha coltivato due grandi passioni: per il mare e per la vela.

Ho sempre amato il mare (Calabria, Sardegna, Puglia, Croazia), quindi anche le barche rientrano in questa passione.

Lei è anche socio dell’Accademia degli Agiati...

Sì, un paio di anni fa. Un oscar alla carriera (sorride sornione l’avvocato). Non ricordo per quale classe ma questo poco importa.