Rossi: «Trento e Bolzano non divorzieranno mai»
Com'era prevedibile, scatena reazioni negative nel centrosinistra autonomista l'ipotesi di divorzio fra Trento e Bolzano contenuta nello studio sul riordino delle autonomie locali coordinato dal sottosegretario agli Affari regionali, Walter Ferrazza (Fi), sindaco di Bocenago, secondo il quale il modello di questo disegno federale sono proprio le due Province a statuto speciale
Com'era prevedibile, scatena reazioni negative nel centrosinistra autonomista l'ipotesi di divorzio fra Trento e Bolzano contenuta nello studio sul riordino delle autonomie locali coordinato dal sottosegretario agli Affari regionali, Walter Ferrazza (Fi), sindaco di Bocenago, secondo il quale il modello di questo disegno federale sono proprio le due Province a statuto speciale. Il tavolo tecnico costituito al ministero e curato dalla Società geografica italiana immagina un'Italia futura composta di trentasei regioni, con un Trentino esteso all'intera provincia di Belluno, ma separato dall'Alto Adige che resterebbe da solo. Il tutto è stato tradotto in un ddl costituzionale di cui si annuncia la presentazione entro un paio di settimane (ma non è chiaro chi lo depositerà).
«Ho chiamato immediatamente il ministro Delrio - rivela il presidente della Provincia, Ugo Rossi - per chiedergli se esista davvero un disegno di legge governativo che preveda favole di questo tenore e lui mi ha rassicurato su tutta la linea, spiegandomi che si tratta di un'iniziativa che non coinvolge l'esecutivo. Poi, ho telefonato anche al sottosegretario Ferrazza...».
Avete litigato, presidente?
«Con me ha un po' ridimensionato, io gli ho voluto ricordare che le autonomie speciali di Trento e di Bolzano sono nate e si sono evolute insieme, sul terreno di secoli di storia comune, cosa che continueranno a fare nei prossimi anni. Le riforme istituzionali non si fanno col pennarello».
A Bolzano, però, molti andrebbero oltre la Regione.
«Ho sentito anche il presidente sudtirolese in pectore, Arno Kompatscher, che non sapeva nulla di questo studio romano. Mi conferma quanto dichiarato in campagna elettorale per la Svp, a difesa della Regione, sia pure ipotizzandone la revisione dell'impianto amministrativo. I confini non si toccano e la Regione si può certamente aggiornare e alleggerire sul piano organizzativo, ma senza indebolirne il ruolo di collante fra le due Province. Nel contempo va rafforzata la dimensione dell'euroregione, mentre per quanto riguarda i nostri vicini bellunesi continueremo a sostenere le giuste istanze autonomistiche di una terra di montagna».
Anche un altro esponente del Patt, il senatore Franco Panizza , bacchetta il sottosegretario: «A maggior ragione da un politico trentino, pur distante dai valori autentici dell'autonomismo, non mi aspettavo uno scherzo simile. La nostra autonomia non si sostiene solo in quanto territorio alpino ma per il legame storico con Bolzano, provincia che, diversamente da noi, presenta anche una forte questione etnico-linguistica ma che ripone la sua fiducia nella Regione come momento di sintesi e convivenza. Assecondare le pulsioni indipendentiste della destra sud-tirolese significherebbe, invece, andare nella direzione opposta e alimentare le tensioni disinnescate in questi decenni».
A sospettare che l'«imbeccata» sul divorzio regionale possa venire proprio dalla destra secessionista è l'ex consigliere Margherita Cogo (Pd), che in ogni modo bolla la proposta come un «superficiale esercizio accademico» e accusa il sottosegretario di «mettere in discussione, in realtà, le prerogative della nostra specialità». In altre parole, l'unione di Trento e Bolzano non si tocca: «Piuttosto va fatto un ragionamento serio sull'area dolomitica e sul rapporto con Belluno, aiutiamo la loro lotta per salvare la Provincia e ottenere un'autonomia forte. Poi costruiamo insieme un terreno di cooperazione stretta».