«Via le indennità? Un tema nazionale»
«Si può sempre migliorare, ma attraverso un percorso legislativo che riguardi tutti: non dimentichiamo che in Trentino siamo già fra i più virtuosi in Italia per l'abbattimento dei costi della politica». Bruno Dorigatti risponde così alla sollecitazione venuta dal senatore e suo compagno di partito Giorgio Tonini (Pd), che di fronte agli attacchi alle autonomie speciali, da ultimo a «Porta a porta», ha invitato Trento e Bolzano a dare nuovi segnaliI tuoi commenti
TRENTO - «Si può sempre migliorare, ma attraverso un percorso legislativo che riguardi tutti: non dimentichiamo che in Trentino siamo già fra i più virtuosi in Italia per l'abbattimento dei costi della politica».
Il presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti , risponde così alla sollecitazione venuta dal senatore e suo compagno di partito Giorgio Tonini (Pd), che di fronte agli attacchi alle autonomie speciali, da ultimo a «Porta a porta», ha invitato Trento e Bolzano a dare nuovi segnali. In particolare, il senatore eletto in Valsugana suggeriva di allineare le cariche istituzionali (presidenti e assessori) delle due Province al premier e ai ministri, «che non percepiscono indennità aggiuntive, ma solo lo stipendio da parlamentari». Alla stessa stregua, secondo la proposta di Tonini, a chi ricopre incarichi provinciale, compresi i presidenti, dovrebbe bastare il compenso di consigliere.
«Nella scorsa legislatura - ricorda Dorigatti - abbiamo affrontato la questione dei costi della politica, che resta un tema fondamentale in una fase storica di distanza fra le istituzioni e la società civile. Noi abbiamo applicato tutte le decurtazioni previste dalle nuove norme concordate fra lo Stato e le Regioni. Le riduzioni hanno riguardato tutti: presidenti, consiglieri e gruppi. Peraltro, la risposta che viene dalle autonomie speciali riguarda anche la disponibilità ad aprirsi verso i territori confinanti, a cooperare, a elaborare modelli innovativi, per esempio nel welfare che vede il Trentino come un laboratorio nazionale con l'introduzione del reddito di garanzia».
Ma l'ipotesi di rinunciare all'indennità di carica è condivisibile?
«Non saremmo certo noi in Trentino a sottrarci, se un criterio simile fosse oggetto di un accordo nazionale. Osservo, tuttavia, che nel frattempo in gran parte del Paese non ci si è ancora adeguati nemmeno alle riduzioni già in vigore. Per quanto riguarda poi il trattamento economico del presidente provinciale, va sottolineato che risulta fra i più bassi in Italia».
In definitiva che cosa si risponde al suggerimento del senatore Tonini?
«Che quell'idea è percorribile, ma bisogna passare attraverso un processo legislativo. Altrimenti saremmo all'autoriduzione, come fanno i consiglieri cinquestelle e come io stesso, peraltro, ho scelto in passato di fare rinunciando a parte della mia indennità (mille euro). E con la riforma il parametro di calcolo delle indennità aggiuntiva è sceso per la presidenza del consiglio dal 45% al 22% dello stipendio (che è di 9.800 euro lordi al mese).
Insomma, massima disponibilità al confronto, ma la questione non si può affidare alla buona volontà individuale. D'altra parte, di fronte alle iniziative nazionali, le nostre autonomie non si sono mai tirate indietro rivendicando il diritto di decidere da sole. Non dimentichiamo, poi, che i parlamentari godono di un trattamento economico più generoso rispetto ai consiglieri provinciali e dunque, semmai, dovrebbe essere quello il parametro per gli emolumenti del presidente della giunta provinciale».
E i fondi ai gruppi, che in molte Regioni italiane sono stati al centro degli scandali dei rimborsi facili?
«Premesso che sono stati tagliati tutti i rimborsi e sostanzialmente cancellata la diaria, i gruppi consiliari ora hanno a disposizione 5.400 euro l'anno (da rendicontare) per ogni membro. Inoltre, al singolo consigliere (salvo presidente e assessori) viene assicurato un collaboratore».