Lavoro in Trentino, i disoccupati sono 14.700
Sono 47.744 gli iscritti al Centro per l'impiego (dati aggiornati al 30 novembre 2013): 7574 in più rispetto all'anno precedente. Negli uffici di via Maccani è un brulicare di gente che cerca una soluzione al problema dell'assenza di lavoro. C'è chi va agli sportelli per chiedere informazioni sul sussidio di disoccupazione, chi spulcia gli elenchi delle offerte delle imprese trentine e chi si iscrive ai corsi di formazione per qualificarsi e quindi riproporsi su un mercato sempre più difficile(Immagini e interviste di Andrea Tomasi)
Sono 47.744 gli iscritti al Centro per l'impiego (dati aggiornati al 30 novembre 2013): 7574 in più rispetto all'anno precedente. Negli uffici di via Maccani è un brulicare di gente che cerca una soluzione al problema dell'assenza di lavoro. C'è chi va agli sportelli per chiedere informazioni sul sussidio di disoccupazione, chi spulcia gli elenchi delle offerte delle imprese trentine e chi si iscrive ai corsi di formazione per qualificarsi e quindi riproporsi su un mercato sempre più difficile.
Fra questi ultimi c'è Francesca Bridi, trentenne laureata in economia che sulle pagine del nostro giornale domenica ha descritto il percorso labirintico (vedi articolo sotto) della burocrazia locale, una sorta di percorso ad ostacoli degno del film animato «Le dodici fatiche di Asterix». Dalla sede dell'Agenzia del lavoro, a cui fa capo il centro di via Maccani, le accuse vengono respinte.
La dirigente generale Antonella Chiusole ricorda che dal 2008 ad oggi anche il Trentino fa i conti con la crisi: «Noi non troviamo il lavoro. Noi cerchiamo di mettere gli utenti nella condizione di cercare un posto. E per questo, con dei limiti e con degli errori (umani), proponiamo dei corsi di qualificazione. Nel 2013 abbiamo coinvolto 13.964 cittadini nei corsi di formazione, nel 2012 erano 14.855 e nel 2008 (anno considerato pre-crisi) erano 8640». In Italia il tasso di disoccupazione è al 24,7%, nel Nordest (falcidiato dalla crisi e dalle tasse) è al 24,7%, in Trentino siamo al 16,9%. «Ma capisco che, per chi non ha un'entrata economica a fine mese, questa non è una consolazione. Hai voglia a dire ai giovani in cerca di lavoro che qui le cose vanno meglio che altrove...».
Il centro per l'impiego, in via Maccani 80, apre alle 8.30 e chiude alle 12 (giovedì turno pomeridiano). I 30 addetti tutti i giorni devono fornire informazioni alle tante persone che si mettono in coda. Code a volte lunghe. E in fila si trova di tutto: dal neolaureato al sessantenne fuoriuscito dal mondo del lavoro, che combatte contro le bollette e la depressione.
Secondo l'ultima indagine a campione dell'Istat in Trentino, nel terzo trimestre 2013 i disoccupati erano 14.700: 8900 donne e 5800 uomini. Rispetto all'anno precedente si nota un decremento dei maschi (-800) e un aumento delle femmine (+1200). Gli esperti di via Guardini - sede dell'Agenzia del lavoro - spiegano che si assiste a questo trend perché la crisi prima ha colpito il manifatturiero e ora colpisce anche il terziario e i servizi (dove sono impiegate molte donne). Sono i numeri crudi della realtà locale, che è protetta solo in parte dall'autonomia speciale. Contro le turbolenze nazionali e mondiali non bastano le montagne.
Nel 2012 i licenziamenti causa crisi sono stati 4048. Nel 2013 sono scesi a quota 3443. Un decremento - facciamo notare - che non dà moltissime speranze perché non è detto che chi ha perso il posto nel 2012 lo abbia trovato l'anno dopo. «Ma non si possono sommare le due cifre - commenta la dottoressa Chiusole - perché ci sono anche molte persone che rientrano nel circuito lavorativo. Ma mi rendo conto che parlare di atteggiamento positivo e di statistiche che in fondo fanno sperare non serve a chi sta cercando lavoro. Quando si perde un impiego si è come "malati". E a un malato poco importa come vanno le malattie degli altri. Pensa alla sua. Ci sono studi di psicologia sull'atteggiamento di chi ha perso il lavoro: si deve fare come quando si elabora un lutto, perché con la perdita del posto si rischia, di perdere status sociale, autostima, sicurezza».
Ed è sempre Antonella Chiusole a far notare che il calderone dei registrati al Centro per l'impiego (in Trentino sono 12 le sedi dell'Agenzia del lavoro) contiene i licenziati e gli inoccupati, cioè quei giovani e meno giovani che non riescono ad entrarci nel mondo del lavoro. C'è poi da dire che nel calcolo si deve tener conto di chi chiude una posizione a tempo indeterminato e di chi passa da un contratto precario all'altro. «Noi - conclude - facciamo il possibile. Nel 2013 (dati aggiornati a novembre) abbiamo fatto 22.000 colloqui per l'inserimento o il reinserimento lavorativo. Nel 2012 se ne sono tenuti 18.800. Nel 2008, prima della crisi, erano 12.400». (Immagini e interviste di Andrea Tomasi)