Via le Comunità di Valle? «Assolutamente no»
Cancellare le Comunità di valle? Tornare indietro? Macché. Per il presidente della Provincia Ugo Rossi la proposta avanzata dall'assessore Carlo Daldoss, che ha scatenato una tempesta di polemiche, mira a rafforzare il ruolo di questi organismi sovracomunali, soprattutto in due campi: gli investimenti e il costo dei servizi. Piazza Dante punta ad assegnare alle Comunità molto di più dell'attuale quota del 30% dei trasferimenti per investimenti e spinge perché le gestioni associate portino ad un calo dei prezzi dei servizi per il cittadino
Cancellare le Comunità di valle? Tornare indietro? Macché. Per il presidente della Provincia Ugo Rossi la proposta avanzata dall'assessore Carlo Daldoss, che ha scatenato una tempesta di polemiche, mira a rafforzare il ruolo di questi organismi sovracomunali, soprattutto in due campi: gli investimenti e il costo dei servizi. Piazza Dante punta ad assegnare alle Comunità molto di più dell'attuale quota del 30% dei trasferimenti per investimenti e spinge perché le gestioni associate portino ad un calo dei prezzi dei servizi per il cittadino. L'idea, insomma, è di «scommettere sulla capacità dei Comuni di ragionare in termini sovracomunali».
In primo piano nel vivace dibattito scatenato dall'intervista di Daldoss all' Adige di sabato è finito l'assetto istituzionale, la fine delle assemblee di Comunità elettive. Con potenziali risparmi su indennità e gettoni di presenza per 1,7 milioni di euro (dato del 2012). «Questo non è l'aspetto più importante - afferma però Rossi - Il vero risparmio a cui dobbiamo puntare è dato dall'utilizzo in chiave sovracomunale vera delle risorse per gli investimenti e dalla riduzione dei costi dei servizi pubblici attraverso meccanismi di gestione associata».
Spiega Rossi: «Oggi dei trasferimenti della Provincia agli enti locali per investimenti il 70% va ai Comuni, il 30% alle Comunità. Ma l'assetto dei Comuni è troppo frammentato e la realizzazione degli investimenti è difficoltosa. Pensiamo ad una modifica sostanziale di questo approccio». Le percentuali verranno rovesciate? «Ci sarà un progressivo riequilibrio, vogliamo spingere per il ruolo vero delle Comunità. I Comuni, partecipi della governance, sanno di poter contare lì sulle risorse per investimenti. Scommettiamo sulla loro capacità di ragionare in modo sovracomunale. E dal fatto che si mettano d'accordo nasceranno naturalmente processi di aggregazione».
Per avere qualche cifra di riferimento, nel 2012 i bilanci complessivi delle 16 Comunità di valle ammontano a circa 229 milioni di euro. Di essi, i trasferimenti dalla Provincia, sia per spese correnti che in conto capitale, sono pari a 142 milioni. Le spese in conto capitale delle Comunità, quelle cioè per investimenti, sono a quota 50 milioni circa. Sul versante dei 217 Comuni, invece, arrivano da Piazza Dante 302 milioni di trasferimenti per le spese correnti e 348 milioni in conto capitale.
Sui costi dei servizi, Rossi punta alle gestioni associate. «Il meccanismo delle gestioni associate è già partito. In genere è basato sulle Comunità, ma in concreto bisogna valutare se in alcune comunità grandi, come le Giudicarie o la Val di Non, si possa estendere a subambiti. Del resto c'erano già state proteste da parte di esperienze di gestioni associate più piccole, di Comuni che già si sono messi assieme».
Come si procederà ora con l'esame di questa proposta? «Abbiamo bisogno - dice Rossi - di un approfondimento giuridico, anche per verificare la costituzionalità. I dubbi di costituzionalità sulle Comunità di valle erano stati superati con riferimento al fatto che sono organi non terzi ma espressione dei Comuni. Con questa riforma che dà più ruolo e partecipazione ai Comuni la verifica dovrebbe essere ancora meno problematica. Siamo certi che l'impianto regga».
«Vorrei ricordare - sottolinea ancora Rossi - che la riforma delle Comunità di valle è nel programma elettorale del centrosinistra autonomista, dove si dice che occorre riformarle snellendo le assemblee e garantendo maggiore partecipazione ai Comuni. Vogliamo completare e accelerare il processo di autonomizzazione delle Comunità, rimodulando la finanza locale. Scommettiamo su un utilizzo delle risorse condiviso e non frammentato, con un ruolo importante dei Comuni, ai quali chiediamo ciò che chiede l'opinione pubblica: una progressiva unione».
«Non vogliamo cancellare le Comunità, tornare indietro come dicono le opposizioni - conclude Rossi - non vogliamo tornare al rapporto tra Provincia e singoli Comuni piccoli e soli. Il cammino è iniziato, è giusto che ci siano dibattiti, la verità in tasca non ce l'ha nessuno».