Il triste declino di Lorenzo Dellai

La decisione di Lorenzo Dellai di allearsi con Angelino Alfano e il Nuovo centrodestra in vista delle prossime Europee non è che l'ultima (per ora) spudorata giravolta a cui l'ex Presidente della Provincia ha ormai da tempo tutti abituatoI tuoi commenti

di Pierangelo Giovanetti

 
La decisione di Lorenzo Dellai di allearsi con Angelino Alfano e il Nuovo centrodestra in vista delle prossime Europee non è che l'ultima (per ora) spudorata giravolta a cui l'ex Presidente della Provincia ha ormai da tempo tutti abituato.
 
In oltre trent'anni di candidature, e più di 40 di politica attiva da quando militava nella Dc, Dellai ha sempre concepito i partiti come dei tram che si prendono e si mollano secondo l'interesse personale che si vuole perseguire. Fin dai tempi della Rete, passando per la «lista dei sindaci», la Casa dei trentini, le varie Margherite, Upt, Popolari del Trentino e l'infinita lista di partiti e partitini tirati fuori dal cilindro e morti subito dopo (l'Api con Rutelli restò memorabile), l'ex leader della Lista Civica di Monti fa uso del movimentismo come gerovital di esperienze politiche (e a volte di carriere politiche) giunte altrimenti al capolinea.
 
Questa volta, però, l'abbraccio con l'ex delfino di Silvio Berlusconi rischia di essere l'ultima azzardata plastica facciale della sua carriera politica, e segnare inesorabilmente il fine corsa. La questione non è di poco conto per i trentini. Lorenzo Dellai è stato mandato a Roma come una delle migliori risorse (la più prestigiosa?) dell'Autonomia. Per quindici anni governatore, poteva essere nel Parlamento nazionale la carta da giocare per far valere le ragioni delle autonomie speciali, specie quella trentina e sudtirolese. In realtà il dissolvimento rapidissimo della Lista Civica Monti e la sua totale inconsistenza di leadership, unita alle miserie da primedonne dei suoi maggiorenti, lo ha messo fin da subito ai margini della politica nazionale, che ha preso altre dinamiche ed altre direzioni. L'implosione del malassortito raggruppamento montiano ha finito per rendere ancora più marginale la figura di Dellai. 
Fuori dai giochi, senza partito, privo di qualunque prospettiva politica futura, a capo - dopo l'ultima scissione dell'atomo - di un cosiddetto gruppo dei Popolari per l'Italia che, se va bene, ha lo 0,001% dei consensi. Nemmeno sufficienti per la sua rielezione personale, soprattutto se va in porto la riforma elettorale.
 
Questo spiega, forse, il disorientamento totale dell'ex Governatore di Trento e la ricerca spasmodica di accasamento, dentro un sistema che si è ormai definito chiaramente tripolare: centrosinistra, centrodestra, area populistico-antisistema di vario genere. Capriccioso nella sua testardaggine, pur avendo una storia che è tutta di centrosinistra, Lorenzo Dellai non si è rassegnato a dover bussare le porte del Pd (anche in una forma indiretta come furbescamente ha fatto il Patt di Rossi e Panizza) per dare prospettiva di rappresentanza all'Autonomia trentina. Piuttosto si è affidato ad uno dei funambolismi più spericolati, l'alleanza con Alfano. Così, dopo aver già fatto campagna elettorale alle scorse Politiche a fianco di Gianfranco Fini, ora alle Europee farà i comizi con Angelino Alfano fianco a fianco con Franca Penasa, referente del NCD per il Trentino. Con Schifani, Cicchitto e la Di Girolamo chiederà agli elettori Upt di votare a destra, quando al governo in Trentino sono parte integrante del centrosinistra.
 
Non sappiamo se Mauro Gilmozzi e Tiziano Mellarini si uniranno alla campagna elettorale per Alfano e il centrodestra, ma forse per Dellai risulta ininfluente, visto come tratta e ha trattato l'Upt anche in vista delle Provinciali, inventandosi tutti i candidati possibili alla presidenza basta che non fossero del suo partito.
 
La dispersione del voto trentino alle Europee non sarebbe una novità, dato che già alle scorse elezioni cinque anni fa, l'allora presidente della Provincia boicottò l'occasione di realizzare un deputato trentino, convogliando i voti un po' sull'Udc e un po' sulla Volkspartei, pur di far restare a casa l'esponente locale del Pd. Il risultato è che da anni non riusciamo ad avere un rappresentante a Bruxelles, quando l'Europa è ormai decisiva in ogni questione, dall'A22 all'agricoltura di montagna.
Così anche questa volta, con tutta probabilità, il voto trentino andrà disperso. E stavolta rischia grosso anche la Volkspartei che, dopo l'ultimo scandalo vitalizi, sente impetuoso il vento della destra tedesca, la quale non gli consentirà di fare l'eurodeputato. Con il risultato che le due autonomie speciali non avranno nemmeno un eurodeputato. Ma Dellai avrà portato voti ad Alfano, confidando magari in uno strapuntino alle prossime elezioni nazionali.
 
L'isolamento di Lorenzo Dellai nel panorama nazionale, e quindi la sua inconsistenza politica, costituiscono un problema serio per l'Autonomia trentina. Invece di essere una marcia in più della regione in Parlamento, si riduce ad un pietistico inseguimento di qualche strapuntino, insignificante e ininfluente. Sfornando formule e partitini mignon che la storia ha già sepolto da tempo.
Del resto, il disegno è già scritto nei fatti: Alfano e Casini torneranno alla casa del padre, e saranno punte dell'alleanza di Berlusconi (o comunque di Forza Italia) alle prossime elezioni. Per centri, centrini e pulviscoli vari, non ci sarà spazio, se non dentro una delle tre macro-opzioni: centrodestra, centrosinistra o populismi antisistema.
 
Nemmeno il retropensiero che, tanto a Trento ci saranno i collegi uninominali, e un collegio (magari proprio quello del capoluogo) a Dellai non sarà negato, regge più. Perché - tanto più se il Senato sarà abolito - non sarà così facile ai partiti del centrosinistra accettare come candidato-principe del collegio colui che alle Europee ha fatto votare per Alfano. E ancora di più buttar giù il rospo sarà possibile per gli elettori trentini, soprattutto quando vedranno il sorriso a 32 denti di Alfano smagliante fianco a fianco  con Berlusconi.
 
Per Lorenzo Dellai, per una figura importante dell'Autonomia come lui è stato, tutto ciò rischia di segnare un triste declino, reso ancor più triste dalla presunzione con cui il tutto è portato avanti.
Per il Trentino è una sconfitta. Proprio quando a Roma servirebbero invece rappresentanti «di peso».
 
p.giovanetti@ladige.it   Twitter: @direttoreladige
 

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