I cacciatori calano e chiedono più soldi

Il presidente dei cacciatori trentini, nel corso dell'assemblea annuale dei Rettori a capo delle 209 riserve di caccia comunali presenti in Trentino, batte cassa: «Versiamo in tasse di più dei contributi provinciali». L'assessore provinciale Michele Dallapiccola lo rassicura

caprioloTRENTO - Calano i cacciatori trentini: nel 2013 l'attività venatoria ha coinvolto circa 6.500 persone. Rispetto al 2012 si riscontra una diminuzione di 69 iscritti (1%) all'Associazione cacciatori trentini (Act), cui aderisce la quasi totalità (95%) dei praticanti in provincia. Non va meglio in termini di permessi di caccia rilasciati: nel 2012 se ne contavano 6.808, mentre i numeri relativi al 2013 testimoniano un totale di 6.680. A quanto pare la contrazione è da imputare ad un mancato turn over da parte dei giovani cacciatori.


È quanto emerso ieri durante l'assemblea annuale dei Rettori a capo delle 209 Riserve di caccia comunali presenti in Trentino. Calano in modo importante i rinnovi dei permessi di caccia (da 6494 a 6342) ed i rientri a seguito di una pausa di almeno un anno (da 194 a 188). Aumentano invece le nuove licenze concesse (da 120 a 150).


La caccia è anche donna: il mondo venatorio trentino è popolato da 97 esponenti del gentil sesso, pari a circa l'1.45% del numero totale dei cacciatori. «Donne in aumento - commenta il presidente dell'Act  Gianpaolo Sassudelli  - e va ricordato che la riserva di Predazzo è guidata dalla rettrice Micaela Valentino».


Grazie alle diverse campagne sulla sicurezza diminuiscono gli incidenti di caccia: nel 2013 i sinistri denunciati sono stati 44. In tal senso gli infortuni accorsi ai cacciatori sono 23 (52%), di cui solo 14 all'interno del periodo venatorio. Ammontano a 16 gli eventi fortuiti che hanno coinvolto i cani (37%) e sono cinque i casi di responsabilità civile verso terzi (11%). Sempre in termini statistici, delle 209 riserve comunali 73 posseggono un numero di cacciatori compreso tra 16 e 30 (1.667 cacciatori totali), mentre il maggior numero di cacciatori (3.199) si concentra nelle 71 riserve con numero di componenti compreso tra 31 ed 80. La spending review mangia circa 100 mila euro del finanziamento provinciale: rimangono quasi 900.000 euro. «I quali - dichiara Sassudelli - coprono appena il 50% dei costi legati all'attività dei guardiacaccia». Ciononostante i cacciatori trentini scelgono di mantenere le tradizionali funzioni nei confronti di fauna ed habitat del territorio.

 

«Quest'anno aumenteremo leggermente gli importi relativi al tesseramento. Ma confidiamo che per il prossimo anno l'assessore Michele Dallapiccola riconsideri il taglio operato». Nel suo intervento, poi, lo stesso assessore provinciale a caccia e pesca si è impegnato a «reperire per il 2015 un contributo consono alle attività dei cacciatori». In occasione dell'assemblea ordinaria è stato approvato anche il bilancio d'esercizio che sfiora i tre milioni e mezzo di euro. Da non scordare che nei prossimi due anni l'Act riceverà circa un milione di euro per la realizzazione della nuova sede al Casteller. Già oggi il Centro di fauna alpina svolge un'importante attività di recupero della fauna. Ogni anno cacciatori trentini spendono oltre 11 milioni di euro: si tratta di un carico economico pro capite pari a circa 1.800 euro.

 

«Grazie alle tasse versate per il conseguimento del porto d'arma - dice Sassudelli - la Provincia incassa oltre 1.300.000 euro. Che è una cifra ben maggiore rispetto al contributo a noi corrisposto».

Da sottolineare che le diverse attività di foraggiamento invernale e censimenti della selvaggina, gli incontri formativi e culturali, il ripristino delle strutture logistiche in quota e la conservazione della fauna rientrano nei compiti dei cacciatori. «Non siamo solamente fucile e cane da caccia - aggiunge il presidente - in termini di indotto economico la nostra associazione di volontariato porta sul territorio ricadute dirette per almeno due milioni di euro».

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