La famiglia di Andrea spera in un miracolo
Hanno dato 36 ore di speranza ai genitori di Andrea Zambaldi. Mamma Nadia e papà Pier Alberto, attendono nella loro casa di Verona. Ad avvisarli ieri mattina verso le 9 è stato uno degli compagni di Andrea, Benedikt Bohm
Hanno dato 36 ore di speranza ai genitori di Andrea. Mamma Nadia e papà Pier Alberto, attendono nella loro casa di Verona. Ad avvisarli ieri mattina verso le 9 è stato uno degli illesi, Benedikt Bohm, l’alpinista che nel 2012 ha realizzato la prima salita e discesa con gli sci, senza ossigeno e in meno di 24 ore, sul Manaslu, cima di 8.167 metri in Nepal. «Mi ha detto che due della spedizione, tra cui Andrea, sono stati travolti. Uno è stato colpito di striscio ed è rimasto ferito. Di più non sappiamo», dice al telefono papà Pier Alberto.
L’ultimo contatto telefonico tra lui e il figlio è avvenuto martedì. «Diceva che andava su e provava e che se non fossero riusciti chiudevano e andavano sull’altra cima». Dopo la telefonata che avvisava dell’incidente la famiglia Zambaldi ha subito cercato di avere conferme dalle autorità. «Abbiamo contatto l’ambasciata di Pechino, perché lì il territorio è Tibet cinese. Sono stati gentilissimi e ci hanno detto che sono stati avviati i soccorsi, ma l’incidente è avvenuto molto in alto e il posto è difficile da raggiunge». Al momento, dalle informazioni ricevute, pare non sia stato possibile far giungere nemmeno nelle vicinanze un elicottero sia perché l’altitudine è troppo elevata sia perché le autorità cinesi difficilmente autorizzano. «Presumo siano partite delle spedizioni a piedi - ipotizza il papà - Oggi (ieri, ndr) è venuto a trovarmi il signor Oberrauch, titolare della Salewa, e mi ha detto che anche lui, attraverso i suoi contatti, si è attivato per mandare delle persone. Si sta cercando di fare tutto il possibile ma è chiaro che più il tempo e passa e meno sono le possibilità».
Papà Pier Alberto sa bene che ci vorrebbe un miracolo, ma i tecnici hanno dato 36 ore di tempo per mettere fine anche alla più flebile delle speranze. «Andrea si è laureato a Sociologia a Trento - dice il papà - e ha vissuto parecchio in città e a Monte Terlago. Solo da un anno si era trasferito a Bolzano per lavoro. La montagna è sempre stata la sua grandissima passione. Noi siamo degli escursionisti medi. Lui ha sempre cercato di superare limiti e fare cose per noi inimmaginabili».